Omelia (24-11-2009)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 21,5-11

Il tempio è splendido, oggettivamente. L'intuizione del re vassallo Erode, grande politico, crudelissimo governante, è stata geniale; il meticcio, come veniva chiamato per via della sua discendenza idumea, compie ciò che nessuno era stato in grado di fare: restaura il secono tempio, quello ricostruito dopo il ritorno dall'esilio. In realtà i lavori di restauro, iniziati nel 12 a.C., durano un anno. Poi Erode fa allargare la spianata e i lavori proseguiranno fino al 62 d.C., coinvolgendo migliaia di operai. Uno splendore se Tito stesso raccomandò, durante l'assedio di Gerusalemme del 72, di preservare il tempio. Cosa che non avvenne: il tempio fu accidentalmente bruciato e raso al suolo. Così passa la gloria del mondo, e Gesù lo sa bene. Avverte i fedeli ammirati da tanta potente manifestazione di forza: non resterà pietra su pietra, tutto sarà raso al suolo, demolito. Non fidiamoci delle strutture, delle organizzazioni, della manifestazioni di forza: non in quello dimora la nostra fede, la nostra fiducia. Quando la Chiesa, nella storia, ha creduto di dover possedere, di poter comandare, si è sempre, drammaticamente, allontanata dal vangelo. Ricordiamoci la lezione...