Omelia (07-12-2009)
Paolo Curtaz


Tutti osservano, annota Luca, gli scribi, i farisei, i dottori della Legge. Sono venuti da tutta la Giudea, dalla Galilea, da Gerusalemme per mettere in difficoltà il Maestro, per metterlo alla prova. La folla fa ressa, si accalca intorno al Signore. Pende dalle sue parole. Un paralitico trova la compassione da parte di alcuni amici, compassione che la gente non concede: un ammalato sconta i suoi peccati o quelli dei suoi genitori, quindi se l'è andata a cercare. Logica crudele ma che spiega molte cose, che rasserena gli animi devoti che si sentono sempre nel giusto. La paralisi è frutto del peccato? La gente pensa questa cosa orribile? Bene, il Signore, allora, toglie l'uno e l'altro. I farisei obiettano: Dio solo può perdonare i peccati. È vero. Se solo tirassero le conseguenze delle loro riflessioni teologiche invece di barricarsi dietro la loro miope devozione! Se Dio solo può perdonare i peccati e Gesù perdona i peccati, allora... No, la loro mente è chiusa, Dio perdona i peccati, chi si crede di essere questo falegname che gioca a fare il rabbino? Gesù sospira: invece di stupirsi, invece di gioire, invece di cambiare, i devoti mormorano. Allora sia: un paralitico che cammina li aiuterà a riflettere?