Omelia (09-12-2009)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 11,28-30

Dove trovare la pace del cuore? Dove e in chi riposare? Cosa può colmare il nostro incolmabile desiderio di bene, di luce, di pace, di felicità, di passione? In ogni uomo c'è intatto, il desiderio di totalità e la contraddizione di sperimentare continuamente il proprio limite. Stanchi, snervati, provati dal lavoro, dal mutuo, dalla paura per il futuro, fatichiamo a trovare spazi e luoghi di serenità interiore autentica e duratura. Come stai amico lettore? Come vivi questo avvento? Il Signore, oggi, ci invita, ancora, realmente, ad andare a lui, noi stanchi e oppressi, perché lui solo può dare ristoro alle nostre anime. Gesù è mite e umile di cuore, la sua compassione ci ristora, la sua presenza misericordiosa lenisce le nostre ferite, cura le nostre piaghe, le nostre rabbie, le nostre delusioni. Prendiamo su di noi il suo giogo, che è la Parola, l'osservanza gioiosa del Vangelo, il discepolato. Un giogo leggero, non appesantito dai sensi di colpa, dalle paranoie religiose, dalle ombre devozionali. Un giogo fatto di sorriso e di comprensione, di verità e di autenticità interiore, di crescita umana e di semplificazione della realtù. Andiamo a lui.