Omelia (12-12-2009) |
Paolo Curtaz |
Secondo la tradizione giudaica, l'arrivo del Messia sarebbe stato preceduto dal ritorno glorioso di Elia, intrepido profeta salito in cielo su di un carro di fuoco sotto gli occhi del profeta Eliseo, suo successore. Elia, vissuto in un momento di grave crisi di identità del paese, aveva saputo riportare la maggioranza degli ebrei all'alleanza col Dio di Mosé, allontanandolo, così, dalle divinità pagane importate dalla regina Gezabele. Gesù identifica Giovanni con Elia e, di conseguenza, se stesso con il Messia. Ma, purtroppo, i capi dei sacerdoti e i farisei, i sadducei e gli scribi non lo hanno riconosciuto, come, invece, ha fatto il popolo, e lo hanno trattato come hanno voluto, prendendolo per un matto originale, sminuendo il suo carisma, smorzando la sua predicazione. Si fa così con i profeti scomodi, li si guarda con commiserazione, come se fossero dei fenomeni da baraccone, come degli eccessivi tollerati dalla magnanimità, invece di convertirsi. Spalanchiamo gli occhi della mente e del cuore per riconoscere i tanti profeti che, senza stancarsi, ancora ci parlano del Signore e ci preparano alla venuta del Dio che viene nei nostri cuori... |