Omelia (24-12-2009)
Paolo Curtaz


Giovanni è il suo nome. Ha obbedito, questa volta, Zaccaria, non ha tentennato come al tempio, quando ha dubitato della nascita di suo figlio data la sua età avanzata. Non ha opposto obiezioni normali e scontate: l'angelo non aveva gradito quel suo lieve tentennamento e lo aveva costretto al forzoso silenzio per nove mesi. Ora il bambino del prodigio è nato, e Zaccaria ha imparato la lezione, non esita, accondiscende al progetto di Dio. E la sua lingua si scioglie, infine. Solo quando ci affidiamo al Signore con verità e passione possiamo dire le parole di Dio, cogliere, nella nostra vita, i riflessi della sua presenza. È un fiume, ora, Zaccaria, benedice il Signore, lo loda, lo esalta. Il ritiro forzoso gli ha fatto decisamente bene! Ci siamo amici lettori: pronti o meno, questa sera il Signore ancora chiederà accoglienza nelle nostre vite, chiederà di nascere in mezzo a noi, di fare del nostro cuore la sua mangiatoia. Col cuore gonfio di attesa o ingombro di dolore e di delusione, il Signore chiede ospitalità, per fare, ognuno di noi, esperienza di quanto egli possa colmare il nostro cuore e e suscitare una salvezza potente.