Omelia (09-11-2010)
Monaci Benedettini Silvestrini
Sia glorificato il nome di Dio

Gesù, modello di ogni virtù, perfettissimo nella sua natura umano - divina, si propone a tutti noi particolarmente per la sua mitezza e per la sua umiltà. Oggi però, preso da santo zelo per la casa del Padre, ridotta ad una spelonca di ladri e infestata da venditori e cambiavalute, mostra la sua giusta ira e il suo santo sdegno. L'evangelista ci racconta: «Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». Il tempio era ritenuto la dimora di Dio con gli uomini, il luogo dove più viva era la sua presenza, era anche il segno visibile di un'unica fede, nell'unico Dio, del popolo eletto. Luogo di preghiera e di culto e non di mercato. Gesù, sollecitato poi dai soliti suoi nemici, che vogliono comprendere con quale autorità egli si permetta di agire in tal modo, fa un passaggio dal tempio fatto di pietre e il tempio del suo corpo e lancia loro una sfida: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». È evidente per noi l'allusione alla sua morte e risurrezione. È mirabile per la nostra fede la certezza che il corpo di Cristo è il tabernacolo di Dio. È gratificante e sublime quanto ci ricorda san Paolo: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?». La nostra riflessione oggi coincide con la dedicazione della Basilica Lateranense, la Cattedrale di Roma. Ci offre però una magnifica occasione per esaminarci sul rispetto che riserviamo alla casa di Dio che ogni giorno ci accoglie, e ancora di più sul rispetto che abbiamo verso il Signore che ivi ha stabilito la sua dimora tra noi. Non da ultimo siamo felicemente indotti a considerare la sacralità del nostro corpo, tempio sacro dello Spirito, in cui inibita la divinità perché deificati in Cristo.