Omelia (12-11-2010)
Monaci Benedettini Silvestrini
Vigilanti nell'attesa

È una visione apocalittica quella che oggi ci presenta Gesù. È posta in questo giorno in vista della fine ormai prossima dell'anno liturgico. Gli ultimi tempi dovrebbero servire sempre per maturare un più approfondito esame di coscienza sulla situazione reale in cui ciascuno si trova. Ciò anche perché è sempre nascosto il rischio di lasciarsi trascinare ed ingoiare dal tempo e cadere in una specie di torpore e di passiva rassegnazione alla mediocrità. Perdere la memoria, diventare cecuziènti, non accorgersi dei segni dei tempi, affidarsi a fragili ed instabili sicurezze, è la tentazione ricorrente per i singoli e per le collettività. Si cade in un apparente comodo torpore, convinti di aver trovato il gradino più confortevole su cui fermarsi. Sono frequenti i richiami di Dio di scuotersi dal sonno, di sorgere, di aprire gli occhi, di guardarsi intorno e dentro l'anima, di ascoltare la sua voce. Trovarsi impreparati dinanzi alla fine del tempo che ci viene donato, al Signore che viene inatteso, significa soccombere e lasciarsi travolgere dagli eventi, essere sorpresi ed impreparati. Volersi salvare con le proprie forze, ci condanna inevitabilmente alla sconfitta e alla perdita definitiva della nostra vita. Per avere però la forza e la convinzione di perdere la vita per Cristo per salvarla per l'eternità occorre la luce della divina sapienza e la grazia che ci santifica. Il vero significato dei tragici eventi che i brani apocalittici ci descrivono vanno colti nel loro vero e più profondo significato: la vera irreparabile tragedia, la disfatta totale dell'uomo è la perdita della propria anima, l'aver smarrito la via della luce e il calarsi nelle tenebre della morte eterna. È un invito, quanto mai opportuno alla continua conversione, alla prudenza, alla preghiera assidua, alla vigilanza. Così esortava i primi cristiani l'evangelista e ci ammonisce: «Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati». E san Paolo insistentemente scriveva ai primi cristiani: «Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!», «Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti». Insiste con il dire: «Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi». E san Pietro nella sua prima lettera esorta: «Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede».