Omelia (08-11-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 16,1-8 Parabola sconcertante, quella di oggi: Gesù loda la scaltrezza dell'amministratore disonesto che ha saputo togliersi dai guai con qualche disonesto intrallazzo... Non è certo un'invito alla disonestà quello di oggi: anzi il Signore ci chiede di essere molto rigidi nell'onestà sul posto di lavoro. Ma Gesù constata con amarezza che l'energia che mettiamo nelle cose della terra sono molte di più rispetto a quelle che mettiamo nelle cose dello spirito! Invita i figli della luce a imitare l'ardore e la passione che i figli di questo mondo mettono nei loro affari. Vero, verissimo, pensate alle preoccupazioni che abbiamo e all'attenzione che mettiamo nel sapere come investire i nostri risparmi e quanta faciloneria abbiamo invece nell'affrontare i temi della vita interiore... il Signore ci chiede oggi quanto siamo disposti ad investire nella vita dentro e - dobbiamo dirlo a voce alta - questo oggi è un tema delicato: manca il tempo (davvero!), mancano le energie, corriamo il rischio di lasciarci passare la vita addosso... Tempo strano, il nostro, che obbliga una famiglia a lavorare entrambi trascurando affetti e qualità della vita per potersi mantenere: tutto soggiace alla perfida logica del mercato: si inventano bisogni per obbligare le persone a produrre per spendere, un macabro gioco che porta le persone in una dimensione di reale insoddisfazione e frustrazione. Essere cristiani oggi, ritagliare un tempo per l'interiorità, richiede delle scelte, anche difficili e impopolari: facciamo bene i nostri conti, amici, la vita che abbiamo è l'unica! Signore ci chiedi di agire con scaltrezza nelle cose dello spirito, di indagare bene se abbiamo investito bene nella nostra vita, lode a te, Signore che sei più di ogni preoccupazione, più di ogni conquista, Dio benedetto nei secoli. |