Omelia (09-11-2002) |
Paolo Curtaz |
In comunione con tutte le Chiese Curiosa, la festa di oggi: in tutto il mondo i cristiani celebrano la dedicazione della Cattedrale di Roma, come se fosse la propria Chiesa. La ragione è semplice: la liturgia ci richiama al ruolo centrale della Chiesa di Roma nella nostra esperienza. La Cattedrale, luogo in cui si custodisce la cattedra, il luogo da cui il Vescovo annuncia la parola, è segno di unità per tutte le parrocchie di una Chiesa locale. Nell'esperienza della Chiesa cattolica, Roma, sede dell'apostolo Pietro e luogo di martirio suo e di Paolo, riveste una centralità spirituale e una vocazione particolare, la vocazione alla custodia del deposito della fede. Di cosa si tratta? Un compito difficile affidato a Pietro e alla sua comunità: custodire la fede. In parole semplici: amico che ascolti, chi ti garantisce che la mia interpretazione della Parola sia quella vissuta da duemila anni di cristianesimo? Che io non sia uno dei tanti guru con una mia carismatica e personale interpretazione del Vangelo? Chi garantisce a me di essere nel solco scavato dall'esperienza delle comunità illuminate dallo Spirito dono del Risorto? Semplice: la comunione con Pietro e la sua Chiesa, il guardare a quella cattedra, a quell'insegnamento che diventa tutela e custode della Parola, non la Parola influenzata dalle correnti di pensiero, interpretata a proprio comodo dall'ultima moda di turno, no: la Parola vera quella pronunciata da Gesù e riecheggiata dai testimoni. Oggi è la festa della cattolicità della Chiesa e della sua unità, della bellezza della diversità e della ricchezza dell'unione intorno al carisma di Pietro, rude pescatore chiamato ad essere roccia irremovibile nella custodia delle parole del Maestro. In comunione con tutti i credenti, in comunione con tutte le Chiese, in comunione con la Chiesa madre di Roma, noi ti lodiamo Signore, perché la Parola, intatta, è giunta fino a noi. |