Omelia (18-11-2010) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Il lamento di Cristo Alcune opere degli uomini sono espressamente volute da Dio stesso. Allora il cielo diventa pienamente partecipe dei significati che quelle realtà si annettono. Gerusalemme, con il suo maestoso tempio, era considerata la città di Dio, il luogo dove egli aveva fissato la sua dimora. Gli abitanti di quella città godevano di un grande privilegio e avrebbero dovuto con il loro comportamento rendere un culto particolare al Signore. Avrebbero dovuto testimoniare quella alleanza che Dio aveva stipulato con il suo popolo. Invece Gesù è testimone di un vero sfacelo religioso e morale che stava raggiungendo il suo culmine con il rifiuto e la condanna dello stesso Cristo, non riconosciuto come l'Inviato del Padre, il Messia. Gli autori principali di questa situazione erano proprio i capi religiosi del tempo, scribi e farisei, che insidiavano per invidia la vita del Cristo. Egli «alla vista della città pianse su di essa». È sicuramente un pianto di dolore quello di Gesù. La sua «vista» valica il tempo, egli vede il presente e il futuro di quella città e dei suoi abitanti: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace». Parla della pace messianica tanto vagheggiata ed ora incompresa. Non può fare a meno di anticipare con accenti profetici il triste futuro che è stato riservato a quella città ingrata: «Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra». Sono chiare le motivazione che Gesù scandisce: non hanno compreso la via della pace e non hanno riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata. Ora quel rimprovero, motivo di pianto per Cristo, è rivolto a tutta l'umanità, a ciascuno di noi e alla sua Chiesa. Dopo secoli ancora non abbiamo compreso la via della pace nonostante la redenzione; non abbiamo compreso appieno il tempo e i tempi in cui siamo visitati da Dio e dal suo Unigenito. Ci sono ancora i motivi di pianto per Cristo, è ancora accorato il suo lamento. «Se tu conoscessi il dono di Dio», credo siano queste le parole che Cristo ci sta rivolgendo. Attende la tua e la mia risposta. |