Omelia (11-11-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 17,1-6 In attesa dello sposo che viene nel cuore della notte, siamo invitati a vivere il tempo delle tenebre tenendo accese le lampade della fede e delle opere profetiche con una serie di atteggiamenti che ci rendano davvero figli di quel Dio che fa piovere sui giusti e sui malvagi. La settimana lavorativa si apre con tre consigli piuttosto impegnativi, cari amici. Il primo ci suggerisce che - per quanto dipende da noi - siamo invitati a non scandalizzare i piccoli, cioè le persone semplici, a cercare di vivere un minimo di armonia tra fede e vita, di coerenza tra la nostra ricerca di fede e la nostra vita lavorativa. Siamo reduci da tempi in cui la coerenza e l'esteriorità diventavano financo oppressive, un idolo a cui sacrificare ogni cosa, anche libertà e creatività... Oggi però con troppa semplicità e faciloneria noi discepoli annacquiamo il messaggio evangelico; rigidi con gli altri, diventiamo faciloni e lassisti con i nostri difetti; siamo chiamati, senza fanatismi, a ritrovare il gusto dell'essere giusti, del metterci in gioco, del costruire verità. E la più grande delle testimonianze, ci ammonisce il Rabbì, è quella del perdono, del dare un'altra possibilità a chi sbaglia, del guardare senza malizia al fratello. E' difficile, lo so, ma se noi cristiani non siamo capaci di perdonare, chi mai lo sarà? In questo tempo in cui il perdono viene percepito come debolezza, in cui si vince se si è aggressivi e forti, se si urla ad alta voce, in cui conta il profitto e non le persone, in cui lavorare è diventato un rischio, noi cristiani dobbiamo con energia testimoniare che un altro mondo è possibile. Un mondo secondo il cuore di Dio, in cui nessuno è perfetto e a tutti è data la possibilità di crescere e di migliorare, di cambiare e di rinascere. E' difficile, lo so, perciò abbiamo bisogno - e tanto - di chiedere nella preghiera di aumentare la nostra fede, di convertire la nostra vita alla dolcezza evangelica, per poter dire ai gelsi della sopraffazione e della violenza, dell'egoismo e della prevaricazione: "Sii sradicato" e ciò accadrebbe. Provocazione: amico, perché non provarci? Costruiamo piccoli nuclei clandestini di logica evangelica, avamposti del Regno di Dio, centrali del perdono e del dialogo, perché davvero il mondo creda. Aumenta la nostra fede, Signore, per vivere con coerenza la speranza che professiamo, per diventare capaci di perdono, per sradicare la violenza e la sopraffazione che abitano nel nostro cuore e nel cuore dei fratelli. Sì, Signore, aumenta la nostra fede. |