Omelia (12-11-2002)
Paolo Curtaz
Commento Luca 17,7-10

In attesa dello sposo che viene nel cuore della notte, viviamo il tempo della vigilanza lavorando al Regno di Dio. Il Maestro crocifisso e Risorto è tornato dal Padre, e verrà, lo sapete, quando i suoi discepoli, noi, avremo finito di annunciare la parola di salvezza ad ogni uomo. Questo tempo, tempo di contraddizione e di fatica, tempo che da Cristo tornato al Padre fino a quando egli tornerà nella gloria, è il tempo della Chiesa. Tempo fragile, che vede i discepoli attraversare, talora spaventati e sprovveduti, il mare della storia, alle volte affrontando tempeste, alle volte in preda alla bonaccia che scoraggia e intiepidisce l'attesa. Tempo della Chiesa, tempo in cui siamo chiamati a dire al mondo che Dio ci ama, che Dio ama ogni uomo, tempo della Chiesa, cioè tempo di diventare spazio pubblicitario per Dio nel mondo. Il mondo è salvo, è che non lo sa, non se n'è accorto e noi possiamo vivere da salvati, per diventare trasparenza di Dio, testimoni del suo amore per chi oggi incontreremo. Dio matto, il nostro, che si affida alla nostra voce, ai nostri sguardi per incontrare oggi uomini e donne che vivono senza conoscerlo. Dio che ama il rischio, il nostro, che aiuta i suoi figli, noi, a diventare adulti assumendo il progetto di salvezza che egli ha per l'umanità. Lavoriamo nella vigna del Signore, amici, con entusiasmo, con la certezza di avere nel cuore la luce della Parola, con la consapevolezza della nostra immensa dignità, collaboratori di Dio, giardinieri del Creato. Lavoriamo sodo, consapevoli, però, che se il Signore non costruisce la città, invano vi faticano i costruttori, che se la città non è custodita dal Signore, invano vegliano le sentinelle. Siamo preziosi servi inutili, amati servi inutili. Non scoraggiamoci, allora, davanti alle bruciature e ai fallimenti della nostra testimonianza, non lasciamoci prendere dallo sconforto quando qualcosa non funziona: Dio conosce il suo mestiere, e il suo braccio non si è accorciato!

Lode a te Signore, perché tu guidi la barca della Chiesa, perché tu sovrintendi alla costruzione del Regno. Donaci un po' di passione nella costruzione del Regno e molto senso dell'ironia, per non prenderci troppo sul serio nelle nostre sante attività, sapendo che, grazie al cielo, sei tu che ci conduci verso la vita vera.