Omelia (25-06-2010)
Monaci Benedettini Silvestrini
Signore, se vuoi, puoi purificarmi

Gesù ha donato la Legge sul monte. È il discorso della Montagna del Vangelo secondo Matteo. Una piccola osservazione è giusto che venga fatta. Vi è una differenza abissale tra quanto avviene presso il Monte Sinai con Mosè e quanto invece avviene con Cristo, presso il Monte delle Beatitudini. Mosè scende dal monte, legge i Comandamenti al popolo, il popolo si impegna ad osservarli, viene stipulata l'Alleanza.
Mosè non mostra ai figli di Israele come si osserva la Legge, come la si vive, come la si pratica in tutte le circostanze, dinanzi ad ogni persona. Gesù invece scende dal Monte e inizia a praticare tutta la Legge da Lui proclamata. La vive parola per parola, verità per verità, Beatitudine per Beatitudine, disposizione per disposizione. La vive e la realizza anche nei minimi precetti di essa. Nulla, neanche il più piccolo segno, viene tralasciato, omesso, dimenticato, ignorato, non osservato.
Gesù è il Maestro ed anche il Modello, è il Signore della Legge e il suo più fedele osservante. È Colui che la dona ed anche Colui che la vive in pienezza di obbedienza ad essa. Mai nessun uomo è stato così fedele alla Legge del Padre suo. Mai nessuno ha portato la Legge di Dio ad una così grande altezza morale e spirituale. Gesù è l'esemplarità perfetta. Ogni uomo è a Lui che sempre deve guardare se vuole imparare come si osserva il Vangelo, come si vive la Parola di Dio, come si obbedisce al Padre.
Nel Vangelo secondo Matteo Gesù inizia i miracoli con la guarigione di un lebbroso, cioè con un escluso dalla comunità, dalla famiglia umana. Il lebbroso era un condannato ad una solitudine perenne. Ogni relazione con i suoi fratelli gli era proibita. Con Cristo Gesù si aprono le porte della comunità. Tutti devono stare dentro. Nessuno deve rimanere fuori. Prima la comunità era salva, se escludeva. Con Cristo è salva, se accoglie, se include, se è capace di ricevere nel suo seno ogni persona.
Ogni persona nella comunità dei figli di Dio deve avere tanto potenza di carità e di amore da farsi una cosa sola con ogni genere di sofferenza, di malattia, di infermità, di povertà, di miseria sia spirituale che fisica, sia per ciò che riguarda l'anima che per quanto attiene al nostro corpo. È questa la novità travolgente del Vangelo: la riunificazione di ogni figlio disperso di Dio; l'apertura delle porte del cuore ad ogni derelitto, indipendentemente dalle cause della sua solitudine o sofferenza o malattia.
L'altro non è un estraneo. È parte di noi. È giusto che noi ci facciamo parte di lui, allo stesso modo di Cristo Gesù. Come? Non soltanto guarendo l'altro dalla sua infermità o povertà, ma anche prendendo noi, su di noi, la sua infermità e povertà e guarendo noi stessi dalla lebbra del peccato di egoismo che ci separa e ci allontana dai nostri fratelli. Questo miracolo è possibile per la nostra fede che si trasforma in carità e in speranza. È possibile per la grazia di Cristo Gesù che quotidianamente si vuole riversare sopra di noi. È possibile se l'amore per Cristo Gesù è più forte in noi di qualsiasi altra realtà terrena e celeste.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, la nostra lebbra di egoismo ci tiene lontano dai nostri fratelli e ci rende insensibili ad ogni loro necessità. Aiutaci a liberarcene facendo di noi dei veri servi di tutti. Angeli e Santi di Dio dateci il vostro soccorso. Vogliamo imitare Cristo Gesù e vivere di vera evangelica accoglienza.