Omelia (23-11-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 20,27-40 Una situazione paradossale, un tranello, al solito, teso a Gesù per metterlo in difficoltà. Il caso, solo all'apparenza intricato, voleva mettere in discussione la fede nella resurrezione, accolta dai farisei (e da Gesù) e negata dai sadducei. La vedova "ammazzamariti" che si sposa sette volte per avere un figlio - consuetudine nata dall'importanza di avere una discendenza: il figlio nato dal fratello del defunto era attribuito al defunto - diventa un "caso". Una volta risorta chi l'avrebbe presa per moglie dei sette che l'hanno avuta? Gesù ne esce bene, citando la Scrittura: Dio è Dio dei vivi, non dei morti e tutti vivono per lui. Ammazziamo Dio con i nostri casi, le nostre intricate e barocche domande, lo soffochiamo quando lo tiriamo in ballo per difendere le nostre opinioni, lo avveleniamo se diventa strumento di divisione e non di unità. Di più, nel Regno di Dio, nel dopo vita, saremo diversi e uguali, conserveremo le nostre identità ma saremo talmente riempiti dalla sorgente dell'amore da non avere più necessità di un amore particolare. Viviamo oggi da figli della Resurrezione, testimoniando un Dio vivo con i nostri gesti e le nostre parole... Signore Gesù, tu ci hai svelato un Dio vivo che ama la vita e le gioie e che tutti ci attende nella pienezza del Regno: donaci di concludere la nostra settimana da figli della Resurrezione, perché, ora e sempre, compiamo gesti di vita intorno a noi... |