Omelia (07-10-2002)
Paolo Curtaz
Commento Luca 10,25-37

Al dottore della legge che vuole fare sfoggio della sua preparazione teologica con una domanda da catechismo ("quale il primo dei comandamenti?") e avendo ricevuto una risposta altrettanto teorica, Gesù spiega con una parola a tinte forti, provocatoria, su quale livello occorre mettesi per capire il Vangelo. "Chi è il prossimo?" - chiede il dottore della legge - domanda assurda? No, allora come oggi, gli uomini sono ben disposti ad amare chi ti ama, ad aiutare gli amici, ignorando gli antipatici o i rompiscatole. La terribile descrizione che la parabola fa del sacerdote e del levita che vedono il ferito e tirano dritti sono una chiara e inequivocabile accusa a noi, quando, pur frequentando il tempio e servendo l'altare di Dio, vediamo e tiriamo dritto. Invece il gesto semplice, tenero, pieno di compassione del Samaritano, nemico storico degli ebrei, definito "cane" dal perbenismo giudaico, è la rivelazione del gesto d'amore. Siano benedetti, veramente, tutti quei gesti che, compiuti nella compassione e nella solidarietà, lontani da sdolcinate commiserazioni, diventano concreta condivisione, olio e vino versato sulle mille ferite prodotte da questo nostro mondo folle. Nonostante gli errori, le lentezze, le fatiche della Chiesa, è straordinario vedere che là dove c'è sofferenza, spesse volte c'è un cristiano disposto a farsi prossimo. Ma niente mani al portafogli, per carità! Qui occorre mettere mano al cuore. Un cuore cambiato dal Cristo, Lui per primo samaritano che fascia le nostre ferite e ci riempie di consolazione. E cito, a tal proposito, la bellissima frase che un pellegrino del medioevo ha inciso su di una pietra al caravanserraglio tra Gerusalemme e Gerico: "Se persino sacerdoti e leviti passano oltre la tua angoscia, sappi che il Cristo è il buon Samaritano, che avrà sempre compassione di te e nell'ora della tua morte ti porterà nella locanda eterna". Allora, la lunga parabola di Gesù, porta il nostro bravo maestro della legge (e anche noi?) ad una sconcertante provocazione: "Non chiederti dalla tua comoda poltrona: Chi è il mio prossimo? Chiediti, anche se ti spaventa e ti fa più male: Di chi mi sono fatto prossimo?, a chi sono stato vicino?".

Tu ti sei fatto prossimo ad ogni uomo e come un buon Samaritano versi sulle piaghe ferite dell'umanità l'olio della consolazione e il vino della speranza, Dio benedetto nei secoli!