Omelia (08-10-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 10,38-42 E' bello vedere questo Gesù che, preso dallo "stress" dell'apostolato, molla tutto, esce da Gerusalemme e, salendo per la ripida strada del Monte degli Ulivi, raggiunge Betania e la casa dei suoi amici Marta, Maria e Lazzaro, per tirare un po' il fiato. In questo contesto di umanità totale, la lezione che Gesù ci da' attraverso queste due sorelle, l'una l'emblema dell'efficienza, l'altra dell'ascolto, è quanto mai attuale. Maria, ascoltando Gesù, sceglie la parte migliore che non le sarà tolta. Luca ci dice che l'anima di ogni missione, di ogni annuncio, del gesto carico del buon samaritano, non può che partire da questo incontro attraverso l'ascolto della Parola, attraverso la contemplazione del Mistero, attraverso l'incontro con il Maestro. La preghiera ci è perciò essenziale, nei modi, negli stili, nei momenti che ciascuno intuisce per sè, semplicemente perché se non siamo accesi da Cristo non portiamo nulla di duraturo e salvante. La preghiera ci diventa indispensabile perché, affascinati dalla Parola che ci cambia lentamente (e, spero, inesorabilmente) la vita, può essere condivisa solo se è viva, attuale, fresca, vera, ascoltata direttamente dalle labbra di Cristo in quel Tempio, in quella cattedrale che Dio ha costruito nel profondo di ciascuno di noi. E nella quale ci aspetta. Marta e Maria, azione e preghiera, due binari essenziali perché il treno della fede avanzi veloce. Non c'è preghiera autentica che non diventi azione, né azione che trovi forza dell'agire dell'incontro contemplativo col Maestro Gesù. Chiediamo al Maestro di insegnarci a fondare la nostra vita sull'ascolto, perché l'azione che ne scaturisce, il nostro lavoro, il nostro apostolato siano sempre pieni di silenzio e meditazione... Insegnaci l'ascolto, seduti ai tuoi piedi come Maria, insegnaci il coraggio del silenzio, l'ardire della preghiera, perché ogni nostra azione sia riempita di interiorità, tu Dio nascosto che parli ai nostri cuori e alla nostra vita. |