Omelia (10-10-2002)
Paolo Curtaz
Commento Luca 11,5-13

Molte volte, nel mio servizio ministeriale alla comunità, mi trovo di fronte a persone che mi confidano: "Ho pregato, ho chiesto, ma non stato esaudito, Dio non mi ha ascoltato". Perché? Eppure, a ben leggere questa pagina di Vangelo, Gesù ci invita alla perseveranza e all'insistenza; perché, dunque, ci capita di restare inascoltati? Bisogna anzitutto dire che la prospettiva in cui ci mettiamo è quella del figlio che parla con il Padre, dell'amico che sveglia l'amico e non dell'assicuratore con l'assicurato. Mi spiego: spesse volte trovo persone che ragionano in questo modo: io mi faccio la mia vita, so cos'è la mia felicità (sicurezza, affetto, lavoro, posizione sociale, soldi...) e mi dicono che Dio, potente e immortale, mi potrebbe dare una mano. Inizio allora a contrattare la raccomandazione, fino a giungere all'eccesso del ricatto: "Dio, se esisti fa' che io...". No, guardate, fuori tiro completo. Dio non è il potente amico che devo lisciare per farmi sganciare qualche privilegio! Una logica di questo tipo "usa" Dio, senza che di Lui veramente mi importi qualcosa. Esagero? Magari! In questa prospettiva, che ho un po' caricaturato, sono io al centro del Regno, del Cosmo, e Dio è a mio servizio. So io dove sta la mia felicità, il mio qui e subito, il mio desiderio appagato. Tale e quale al bambino un po' viziatello che al secondo barattolo di Nutella si arrabbia con la madre perché glielo sequestra. Ragionamento che non fa una grinza: in quel momento, per il bambino, la felicità consiste nel rimpinzarsi di cioccolato. La mamma, che vede in prospettiva, sa che la cosa gli farebbe del male e gliela toglie, suscitando le ire del bambino. Domanda piccante: non è che alle volte le nostre preghiere sono un po' "nutellose"? Cioè che guardano l'immediato, senza mettersi in discussione, senza guardare veramente lo sguardo di Colui che sa in cosa consista la mia felicità? Molto spesso le nostre preghiere non vengono esaudite perché non sono il nostro bene, non vengono ascoltate perché restano nel limitato orizzonte di ciò che io considero essenziale alla mia felicità, senza ascoltare il Padre che da' cose buone a colui che gliele chiede. Gesù conclude dicendo: chiedete tutto e vi sarà dato lo Spirito Santo. Incredibile! Fosse per noi diremmo: " tientelo pure lo Spirito, a me serve invece...". No, amici: lo Spirito è colui che dobbiamo continuamente invocare, chiedere, pregare, colui che ci fa vedere la realtà con gli occhi di Dio. Al figlio che chiede aiuto, Dio risponde inviando il suo Spirito che ci aiuta a vedere da dentro, sul serio, la nostra vita.

La nostra, Signore, sia sempre una preghiera rivolta ad un padre buono che sa di cosa hanno bisogno i propri figli, Dio benedetto nei secoli!