Omelia (14-10-2002)
Paolo Curtaz
Commento Luca 11,29-32

Una generazione che cerca segni: non è cambiato molto, da allora. E' come se fossimo annoiati del quotidiano, come se avessimo sempre bisogno di gesti eclatanti, di manifestazioni straordinarie, di miracoli strepitosi. Eppure Gesù è consapevole che il miracolo è ambiguo, che possiamo credere al miracolo senza riconoscere chi lo compie e cercare Dio per ciò che opera, non per ciò che egli è davvero. No: il miracolo è funzionale al Regno, "serve" solo se conduce a Dio, se spalanca il nostro cuore. Il miracolo può essere una scorciatoia, un'emozione che - una volta passata - ci lascia intatti nella nostra indifferenza. Attenti, discepoli, a non correre dietro ai presunti miracoli, ma a riconoscere l'unico grande segno che il Maestro ci ha lasciato: il segno di Giona. Giona, pavido profeta, venne inghiottito da un pesce in mare aperto e poi ributtato sulla terra per compiere la sua missione secondo la colorita parabola che lo descrive. Così Gesù resterà per tre giorni nel ventre della morte prima di ritornare in vita. La resurrezione è il grande segno da riconoscere, la grande novità della fede.
Sappiamo riconoscere - noi i discepoli - i tanti segni della presenza del Maestro durante questa giornata; che non ci accada di abituarci a Dio, di essere inghiottiti dalla quotidianità. Restiamo desti, col cuore spalancato ai tanti piccoli segni attraverso cui il Signore, certamente, oggi ci raggiungerà: magari una telefonata, una scena sulla metro, un raggio di sole che ci raggiunge in casa, questa Parola che state ascoltando... Lo stupore che ha convertito gli abitanti di Ninive alla predicazione di Giona, la curiosità della regina di Saba che si mise in cammino per incontrare il re d'Israele la cui sapienza era diventata leggendaria: questo l'atteggiamento che oggi ci è chiesto.
Ben più di Giona c'è qui, ben più di Salomone: la presenza del Signore Gesù stesso ci accompagnerà in questa giornata in cui siamo invitati al banchetto di nozze di Dio.

Signore, Maestro, donaci oggi di riconoscere i segni della tua presenza in ciò che faremo, nelle persone che incontreremo, e di stupirci, ancora e sempre, della tua amicizia, perché ben più di Giona c'è qui, ben più di Salomone: il Figlio di Dio incarnato, amico degli uomini che vive con noi nei secoli dei secoli.