Omelia (01-11-2010)
don Daniele Muraro
Fedeli e santi

Giovedì passato i nostri Vescovi hanno presentato a tutti gli "Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020". In essi viene tracciato il cammino che la Chiesa italiana si impegna a percorrere nei prossimi anni.
Il documento si intitola: "Educare alla vita buona del Vangelo". Avremo tempo di parlarne.
Già a fine maggio papa Benedetto, rivolgendosi ai vescovi italiani, aveva ratificato la scelta dicendo che l'orizzonte temporale di un decennio non è troppo esteso, ma è proporzionato alla radicalità e all'ampiezza della domanda educativa.
L'educazione è una sfida che richiede tempo e passione, soprattutto oggi in cui la stessa possibilità e opportunità di educare è messa in discussione. È la famosa "emergenza educativa", già denunciata da Benedetto XVI a partire dal convegno Diocesano di Roma del giugno 2006.
Si tratta della formazione integrale della persona e dunque spetterebbe a tutta la società adulta di farsi carico del problema. Alla radice della questione sta la visione di uomo che si adotta. Non si può educare se si manca di fiducia nel valore del destinatario: ogni persona è unica, nella sua libertà, intelligenza, responsabilità. Quando nella società e nella cultura manca una chiara e autentica idea di uomo, l'educazione per forza di cose entra in crisi.
In particolare il papa mette in luce due radici profonde di questo malessere. La prima è un falso concetto dell'autonomia: l'uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso, senza imposizioni da parte di altri, i quali potrebbero solo assistere il suo sviluppo, senza condizionarlo.
In realtà, è essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo nel rapporto con l'altro. Siamo creati per il dialogo. Solo l'incontro con il tu e con il noi apre l'io a se stesso. Perciò la cosiddetta educazione antiautoritaria non è educazione, ma rinuncia all'educazione: così alle nuove generazioni non viene trasmesso quanto gli adulti sono debitori di dare loro.
L'altra radice dell'emergenza educativa il papa la individua nello scetticismo e nel relativismo o, in parole più semplici, nell'esclusione delle due fonti che orientano il cammino umano, cioè la natura e la Rivelazione.
Fondamentale è quindi ritrovare un concetto vero della natura come creazione di Dio che ci parla a noi e ci indirizza verso i valori veri. La Rivelazione poi decifra questo libro in maniera sicura.
E conclude il papa: "Educare è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio." Il linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione e quindi il fine trascendente della vita, non può rimanere fuori da questa opera educativa.
Nella storia della Chiesa in Italia sono presenti e documentate innumerevoli opere e istituzioni formative e molte sono le figure esemplari - tra cui non pochi santi - che hanno fatto dell'impegno educativo la loro missione e hanno dato vita a iniziative singolari che ancora oggi forniscono un contributo notevole al bene della società.
L'azione di questi grandi educatori si fondava sulla convinzione che occorra "illuminare la mente per irrobustire il cuore" e sulla profonda percezione che "l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte e non ce ne mette in mano la chiave".
Nell'opera dei grandi testimoni dell'educazione cristiana, secondo la genialità e la creatività di ciascuno, troviamo i tratti fondamentali della azione educativa: l'autorevolezza dell'educatore, la centralità della relazione personale, l'educazione come atto di amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzonte alla ricerca di senso dei giovani, la formazione integrale della persona, la corresponsabilità per la costruzione del bene comune.
Tutti i santi o hanno trovato buoni educatori nel loro cammino di crescita o sono stati a loro volta degli ottimi educatori. Essi sono quei testimoni che con l'esempio stesso della loro vita educano, cioè stimolano a grandi cose e dànno testimonianza dei valori supremi.
Gesù stesso è stato un grande educatore, anzi è il Maestro divino, capace di invogliare al bene non solo i suoi discepoli della prima ora, ma generazioni e generazioni di credenti. La sua prima azione, l'abbiamo sentito nel Vangelo di oggi, è l'insegnamento.
Ancora prima di provvedere al benessere materiale, alla sazietà e alla salute, che Egli non rifiuta di concedere, Gesù si preoccupa di formare Apostoli e folle, parlando al cuore, e non smetterà di seguire questo metodo, neppure di fronte all'incomprensione e all'indifferenza.
Ci aiutino i Santi a intraprendere questo percorso che ci fa comunità, in cammino verso la Città del Cielo che essi hanno già raggiunto, dove ci attendono e da dove lanciano i loro appelli in nostro favore con la testimonianza della loro vita e la forza del loro esempio.