Omelia (08-12-2010) |
Agenzia SIR |
Commento su Lc 1,26-38 Prima di Maria, mai una donna è stata salutata così da Dio. Un saluto nuovo e inaudito perché tale è la novità portata agli uomini dal concepimento e dalla nascita di Gesù. Maria resta turbata, come e più di Zaccaria nel Santuario all'apparizione dell'angelo. Maria è turbata dalla parola più che dalla presenza dell'angelo. È la parola del messaggero divino che la scuote. Maria le dà peso e dopo averla ricevuta con tremore e gioia, si domanda cosa vuole dirle questo saluto di grazia. Una parola accolta con timore, custodita con premura e amore. È di Maria lo stampo originale del nostro rapporto con la parola quotidiana del Signore. Chiunque abbia ricevuto una visita e un messaggio di angeli nella storia della salvezza, ha tremato dinanzi alla visione. Anche Maria vacilla ed è turbata, tanto si vede povera e umile. Di più c'è che Zaccaria aveva avuto l'incontro nel tempio; con lei Dio entra nella sua casa. È questo il desiderio di Dio, farsi così piccolo da entrare nella casa degli uomini? Un Dio che si fa piccolo e un figlio che è grande fin dal seno della madre, e più grande sarà con la sua risurrezione. Gesù mantiene le promesse della Scrittura che ne hanno preparato la venuta e le compie fin dalla nascita. L'angelo dice che è mandato da Dio: il figlio sarà il protagonista, ma la storia resta guidata dal Padre. Era già accaduto a uomini come Noè e Mosè. Ora però è una donna ad aver trovato grazia presso Dio, perché il segno e l'avvenimento riguardano - nientemeno! - la nascita del Figlio dell'Altissimo. La sorte delle nazioni è consegnata alla potenza buona e alla tenerezza nuova che sgorga da questa nascita da una vergine. Maria può e deve gioire perché il Signore è con lei. Un annuncio di gioia, per la ragazza di Nazareth, ma anche per ogni uomo della terra, che si rinnova mille e mille volte ogni giorno e ovunque nella preghiera dell'Ave Maria. In Maria, riempita e avvolta dal dono di Dio, è l'umanità che riceve l'invito alla gioia. Il motivo? Anch'essa è piena di grazia perché Dio l'ha visitata in Gesù. In Maria Dio è tornato a visitare la creazione, per completarla con l'opera maggiore: la carne del figlio suo, seminata e cresciuta in quella di Maria. Dopo aver creato il mondo, il Signore tornò a guardare la sua Creazione. C'era qualche ritocco da fare. C'erano dei bei sassi sui greti dei fiumi, grigi, verdi e picchiettati. Ma sotto terra i sassi erano schiacciati e mortificati. Dio sfiorò quei sassi profondi ed ecco si formarono diamanti e smeraldi e milioni di gemme scintillanti laggiù nelle profondità. Il Signore vide i fiori, uno più bello dell'altro. Mancava qualcosa, pensò, e posò su di essi un soffio leggero: ed ecco, i fiori si vestirono di profumo. Un uccellino grigio e triste gli volò sulla mano. Dio gli fischiettò qualcosa. E l'usignolo incominciò a gorgheggiare. E disse qualcosa al cielo e il cielo arrossì di piacere. Nacque così il tramonto. Ma che cosa mai avrà bisbigliato il Signore all'orecchio dell'uomo perché egli sia un uomo? Gli bisbigliò tre piccole parole: "Ti voglio bene!". Commento a cura di Don Angelo Sceppacerca |