Omelia (25-12-2010)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Luca 2,1-14

A Natale molte famiglie si raduneranno nelle loro chiese per partecipare alla Messa di mezzanotte. Si tratta di una tradizione ormai consolidata che vede la chiesa riempirsi di molte persone alcune delle quali non frequentano abitualmente l'Eucaristia domenicale, attratte però, il più delle volte, da quella che viene definita la "poesia del Natale", da un'atmosfera magica che tocca le corde del cuore e dei buoni sentimenti. Ma che di "poesia" - ovviamente nel significato deteriore e riduttivo del termine - sia almeno improprio parlare in questo evento di Grazia e di responsabilità in cui, per fede, ci si fida di un Dio che si fa uomo e ci si affida a Lui, lo dimostra l'Evangelo che sarà solennemente proclamato in quella notte, un brano tratto dal capitolo 2 dell'Evangelo di Luca (vv. 1-14).
C'è in esso un'espressione che dovrebbe colpirci e coinvolgerci non solo emotivamente: "...per loro non c'era posto nell'alloggio". Maria incinta e Giuseppe, pellegrini, non hanno trovato un luogo nel quale sostare, un alloggio che potesse offrire loro ospitalità. È il tragico destino dei poveri e degli stranieri. "Destino", perché da sempre, nella storia di un'umanità fondata sulle disuguaglianze, sono i più poveri, i più deboli, coloro che fanno più fatica, ad essere espulsi, a non trovare posto nelle stanze e nelle mense dei ricchi. A essere ricacciati dalle coste sulle quali hanno faticosamente approdato: A non trovare posto negli ospedali. A non trovare posto nella scuola. A non trovare posto nelle fabbriche. Spesso a non trovare posto neppure nelle chiese. A essere esclusi, quelli del Sud del mondo (un Sud che attraversa le latitudini e le longitudini del pianeta) dal benessere del Nord. Costretti perciò a vivere da profughi. Coperti non di rado di insulti, ancor più frequentemente di ostilità o di indifferenza.
Forse dovremmo riflettere, in quella notte, che Gesù nasce (e muore) fuori, fuori delle mura della città, fuori delle nostre tiepide case. Dio è sempre fuori. Tenero, mai violento, accetta di soccombere alla violenza. Alla nostra violenza più o meno inconsapevole.
Ci dovremmo chiedere allora, ed è questa la domanda per la nostra revisione di vita, se davvero siamo capaci ad entrare un poco in questo mistero contraddittorio di iniquità e di tenerezza. Se saremo capaci, nel giorno di Natale, ad essere più sobrii, addirittura più ancora che non negli altri giorni dell'anno. Non con scopi autopunitivi o penitenziali, non per autoflagellarci, ma molto più concretamente per ridistribuire, cioè per restituire ciò che abbiamo ingiustamente tolto alle famiglie più povere, ai cassintegrati, ai senza fissa dimora, agli stranieri di ogni lingua e colore della pelle. Proprio come loro, Maria e Giuseppe, per i quali "non c'era posto nell'alloggio".

Commento a cura di Luigi Ghia