Omelia (24-10-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 12,49-53 Gesù è venuto a portare il fuoco, sentite? Gesù si rende conto che la sua avventura umana volge al termine: stanno tutti tramando per sbarazzarsi di lui, per farlo fuori. Che strano l'uomo, piuttosto di accettare la verità, anche se scomoda, preferisce tapparsi gli orecchi e ammazzare i profeti. Luca, mentre scrive, descrive una realtà che ha sotto gli occhi: le prime persecuzioni hanno bussato alla porta dei seguaci di Gesù e tutti vivono sotto la tensione di un mondo che stenta ad accogliere il messaggio evangelico. Eppure molti preferiscono subire l'avversione della propria famiglia piuttosto che rinnegare l'appartenenza al Rabbì. Il Vangelo nasce sotto il segno della contraddizione e sotto il segno della contraddizione cresce e si diffonde. Potremmo quasi dire che il dramma dell'alleanza fra Dio e il popolo continua nella storia: Dio si racconta, si svela, sorride all'uomo e l'uomo dice "no, grazie". E' come se l'uomo necessitasse di tempo per imparare ad essere uomo fino in fondo, per mettere in gioco la propria libertà verso la pienezza e la verità. Gesù liberatore dell'uomo viene rifiutato, spazzato via. E a lui va bene così. Gesù spinge l'acceleratore fino in fondo: la croce sarà l'ultimo segno della sconfitta di Dio. Il paradosso della morte di Dio segna il crinale della conversione dell'umanità: dunque Dio si lascia uccidere? Il suo amore è così folle? Siamo discepoli di un Dio che crea divisione, di un Dio che non ci lascia seduti nelle nostre certezze, assiepati dietro le nostre tiepide devozioni, ma che ci scuote e ci spinge, che brucia, brucia dentro. Stiamo riflettendo sul destino della nostra fede, vero? Bene, allora diciamolo con franchezza: se è dal fuoco che si misura il discepolato, i pompieri della fede possono stare tranquilli. Quando sant' Ignazio, fondatore dei Gesuiti, uomo di Dio, innamorato di Dio, inviò i suoi dodici compagni ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini del mondo allora conosciuti, disse, il giorno della loro partenza: "Andate, e incendiate il mondo". Incendiari sì, ma d'amore. Essere discepoli, Signore, costa, alle volte. Donaci di fare un'esperienza così travolgente del tuo amore da non lasciarci mai allontanare da te che sei l'unica fonte di bene. |