Omelia (30-11-2003)
padre Gian Franco Scarpitta
Come un arrivo alla stazione

Se due settimane orsono abbiamo riflettuto sull'attesa della venuta finale del Signore in termini di positività che sono ben lungi da ogni sorta di timore reverenziale, oggi affermiamo che l'attesa del Signore è motivo di letizia e di consolazione interiore!
Alle nostre affermazioni della Domenica suddetta aggiungiamo infatti che l'atteggiamento da adottarsi da parte nostra mentre aspettiamo la venuta finale del Signore non dovrebbe essere diverso da quello che ci caratterizza ogni anno di questi tempi, quando durante il periodo di Avvento si attende l'arrivo del Natale.

Infatti ora comincia il tempo delle aspettative della gioia immediata che chiameremo Gesù Bambino. Le strade fra non molto pulluleranno gente intenta agli acquisti, che sarà allietata dai colori degli addobbi natalizi e dalle varie reclames pubblicitarie di dolci e panettoni; le vetrine saranno illuminate in modo del tutto speciale per poter apportare la loro attrattiva... Tutto questo perché non dovrebbe rasserenare lo spirito e incutere allegria e letizia interiore? E soprattutto perché mai noi si dovrebbe lanciare inani anatemi nei confronti del decoro appena descritto, ben sapendo che esso contribuisce a rafforzare in noi lo spirito della gioia e della fervente attesa del Salvatore?
Certamente, il consumismo e la propaganda sono fattori deleteri quando tendono ad imporci delle scelte orientative alla sola soddisfazione della nostra ingordigia e degli interessi personali di chi opera il business; e a volte è anche vero che essi ingenerano una sorta di confusione per la quale non si considera più l'importanza vera della festa del Natale, quella inerente l'assiologia e la spiritualità. Tuttavia, se si considera con la dovuta attenzione il clima che imperversa per le nostre strade di questi tempi e se di fronte ad esso ci si atteggia con la dovuta prudenza e la necessaria maturità personale, non si potrà negare che esso, nel dato dell'esteriorità, contribuisce non poco a creare il clima della gioia dell'animo nella preparazione alla venuta del Signore: gli addobbi, l'eleganza delle nostre strade, le iniziative da parte della giunta comunale nell'allestire presepi pubblici e promuovere pubbliche iniziative in vista del Natale, la preparazione del presepe (meglio dell'albero!) nelle nostre case allieta l'intimità e contribuisce a che l'attesa del Signore Bambino si viva nella gioia e nella ricchezza spirituale. Certamente, purché non ci sfugga all'attenzione il dato fondamentale dell'importanza della venuta di nostro Signore.
Per meglio spiegarci: se un dipinto è bello in se stesso indipendentemente da ciò che lo sormonta, ad arricchirlo e a renderlo ancora più attraente è la cornice dal colore dorato; analogamente, se è vero che il fulcro della festa è la venuta del Signore, è altrettanto vero che, presa nel giusto mezzo, l'esteriorità dei festeggiamenti ci incoraggia affinché il Signore sia atteso nell'esultanza.

La motivazione che più ci conduce a vivere l'avvento nei termini suddetti, risiede soprattutto nella prima lettura di oggi: in essa si parla del Signore nostra giustizia, titolo che viene qui attribuito a Gerusalemme ma che al cap. 23 dello stesso libro di Geremia viene attribuito al Messia. Questi –si scrive in quest'ultimo passo – apporterà al popolo di Giuda la salvezza definitiva riconducendo all'unità il Regno di Giuda e Israele allora ancora divisi e in contrasto fra di loro, e realizzerà la pace universale e la tranquillità. Il testo odierno afferma che "forgeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci" vale a dire che gli espedienti bellici si trasformeranno in elementi utili al progresso e allo sviluppo del paese e quindi contribuiranno al bene e non già alle ostilità. Ciò vuol dire che la pace non è solamente politica, ma anzitutto interiorizzata nel cuore di ciascuno degli uomini. Una pace spirituale, insomma, che interesserà nell'immediato tutti noi che vivremo il Natale nella giustizia interiore e nello spirito della serenità dopo opportuna predisposizione.
Anche il Vangelo sottolinea un aspetto interessante di quanto noi attendiamo: attraverso un linguaggio parusiaco simile a quello che abbiamo commentato la volta scorsa, viene visionato l'arrivo del Signore che apporterà la liberazione. Certo, sono messaggi ancora una volta inerenti il tempo della fine, ma la liberazione dal peccato e dalle oppressioni la si vedrà anche al momento della venuta del Messia nella grotta di Betlemme. Per questo all'inizio affermavamo che pagine simili sono occasione per riflettere sulla gioia dell'attesa: poiché attendiamo la liberazione e la pace nel giorno del Natale, non potremo che vivere questa attesa nella letizia e nell'esultanza e attendere il Signore nella fervente operosità.

Ed ecco allora l'importanza del tempo di Avvento che si apre in questa Domenica; con questo termie "Avvento" si intende "ciò che sta per venire" "ciò che ci viene incontro"; è il tempo quindi dell'attesa. Ma così come alla stazione noi andiamo incontro al parente tanto atteso che aveva promesso di venire a trovarci e ora scende dal treno sulla piattaforma del binario, parimenti l'Avvento è altresì il tempo in cui noi ci prodighiamo ad "andare incontro al Signore che viene", attraverso la predisposizione dell'animo, la ricerca della giustizia e della concordia.
In termini pratici potremmo interpretare l'avvento come il tempo propizio per cercare di chiarire i malintesi con l'amico e/o il vicino di casa o conoscente con il quale non parliamo da molto tempo; l'occasione per poter cercare un rimedio obiettivo e sincero a quelle che in precedenza sono state le cause dei nostri scontri e delle nostre liti, valutando tutto con reciproca disposizione al dialogo; il tempo in cui ciascuno possa in coscienza riflettere se per caso le acredini che ha avuto con gli altri siano eventualmente determinate dal suo orgoglio o dalla presunzione... ai fini di ripristinare l'incontro con decisa autoresponsabilità... e soprattutto l'occasione opportuna per domandarci se finora abbiamo curato solo i nostri interessi per disporci ad aiutare gli altri. Tutto questo premessa la spontaneità dell'incontro con Dio nella preghiera. Se il Signore verrà in mezzo a noi, noi andiamogli incontro!


LA PAROLA SI FA' VITA
-Spunti per la riflessione-

--Quali emozioni mi accompagnano, ogni anno, mentre attendo l'arrivo del Natale?

--Che atteggiamento assumo di fronte alla pomposità delle vetrine dei negozi, agli addobbi? Mi lascio abbindolare dall'esteriorità o attribuisco ad ogni cosa un "merito" spirituale?

--In che misura mi capita di considerare i poveri, i sofferenti e chiunque certamente non vivrà il Natale come lo vivrò io?

--ESERCIZIO: Per tutto il Periodo di Avvento cercherò di offrire a Dio "qualcosa in più" del
solito anche se in misura ristretta; cioè: cercherò di fare tutti i giorni una preghiera in più; ogni
settimana compirò una buona azione (anche minima) in più; se non sono riuscito a riconciliarmi con gli altri, per tutto l'Avvento farò un tentativo in più (Non importa se non dovesse riuscire: lo farò!); sul lavoro cercherò nella misura del possibile di fare qualcosa in più rispetto al dovuto; sopporterò un po' di più le persone moleste; cercherò di dimenticare con più rapidità i torti ricevuti; presterò più attenzione alla lingua e ai sensi.
NB: All'inizio di ogni tempo liturgico (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Ordinario) si proporrà un esercizio pratico di vita del tipo appena menzionato