Omelia (03-12-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 10,21-24 Il tempo dell'attesa è il tempo dell'ascolto, della predicazione degli apostoli che annunciano il Vangelo. Ascolto nuovo, se possibile, che risuoni nelle nostre orecchie con novità di vita, che ci aiuti a parlare un linguaggio nuovo, linguaggio di pace e di accoglienza, che ci renda capaci di essere insensibili ai veleni e ai morsi dei serpenti che circondano la nostra fragile fede. Non è forse il dramma del nostro tempo, della nostra Chiesa occidentale? Siamo abituati all'annuncio, sappiamo già, conosciamo; siamo onestamente convinti di sapere a sufficienza (e oltre) tutto ciò che riguarda Dio. Il linguaggio del vangelo è diventato parola tra le parole, riecheggia vuoto e stanco tra un talk-show e un editoriale del tuttologo di turno, muore travolto dal moralismo e dal buonismo che gronda dalla nostra predicazione, agonizza racchiuso da concetti pindarici che volano sopra la testa dell'affaccendato uomo del nostro tempo. Abbiamo urgenza di inventare parole nuove per dire l'immutato, abbiamo necessità di dire con gesti prodigiosi, pieni di verità l'annuncio che proclamiamo, abbiamo bisogno di convertire le nostre omelie dal moralismo alla novità di vita. Altrimenti non crederemo, non crederanno e saremo condannati. Condannati ad una vita superficiale e rabbiosa, ad un ritmo di vita insostenibile, tra la lotta quotidiana per sopravvivere e la chimera del consumismo, condannati a non avere tempo per Dio, quindi per noi e per ciò che ci rende liberi e veri, figli e immortali, per ciò che ci rende uomini, sul serio. Animo, allora, discepoli del Signore, le nostre parole e il nostro annuncio diventino capaci di far nascere il Messia nel cuore di chi incontreremo, il Natale cui stiamo per prepararci emerga dalla melassa insopportabile nel quale l'abbiamo affogato tra un panettone e un sentimento buonista (almeno una volta all'anno!). Abbiamo ricevuto l'annuncio dei tuoi discepoli, Signore, e a noi chiedi di continuare ad annunciare il vangelo perché tu nasca nel cuore di molti uomini; donaci parole nuove e un cuore grande per raccontarti a chi oggi incontreremo, Marana thà, vieni Signore Gesù! |