Omelia (25-12-2010)
Omelie.org (bambini)


Buon Natale!
Avete fatto il presepe, quest'anno? Con chi lo avete preparato? Da soli? Con mamma e papà? O forse con l'aiuto dei nonni?... Bene: ognuno a suo modo, certo, ma è bello sapere che le nostre case sono accomunate dallo stesso Mistero del Natale!
E dite un po': dove l'avete fatto, il vostro presepe? In salotto? In soggiorno? Nell'ingresso?
Questa è una domanda importante, sapete? Anno dopo anno, ho provato a far caso ai luoghi in cui ogni famiglia sceglie di fare il suo presepe, e ho imparato che il luogo in cui collochiamo la capanna con la Santa Famiglia, magari anche il bue e l'asinello, pastori, pecorine e Re Magi, non è qualcosa di secondario, ma ha il suo preciso significato. Ogni luogo può suggerirci qualcosa di interessante. Proviamo a rifletterci un attimo insieme.
Avete fatto il presepe in salotto? Beh, quello è la stanza dove si ricevono gli ospiti importanti, le persone di riguardo: difficilmente abbiamo il permesso di giocare nel salotto. Più spesso la raccomandazione è di non sporcare, non andare sopra il tappeto con le scarpe infangate, non poggiare le mani unte sui cuscini del divano... Mettere, quindi, la rappresentazione della Natività nel proprio salotto è dire al Signore Gesù: "Sei importante, sei Dio: voglio onorarti, offrirti la stanza più elegante, la più ordinata".
E se invece il presepe è nel soggiorno? Decisamente quella è la stanza dove trascorriamo più tempo in famiglia: c'è il divano, la tv, la play e c'è sempre un po' di disordine... Spesso ci fermiamo a fare i compiti o la merenda, qui vengono a giocare i nostri amici... Papà si rilassa alla sera e la mamma, in questa stanza, stira il bucato e prepara la lista della spesa... Insomma, se invitiamo Gesù Bambino a stare nel nostro soggiorno, gli stiamo dicendo: "Vieni, resta con noi! Sei uno di casa, uno di famiglia! Ti vogliamo bene come uno di noi: sentiti a tuo agio".
Spesso mi è capitato di vedere il presepe nell'ingresso di casa, un luogo in cui abitualmente non sostiamo a lungo, lo attraversiamo però molte volte nella giornata. Un presepe nell'ingresso balza agli occhi: appena si apre la porta è la prima cosa che si vede; e quando si va via, è l'ultima immagine che rimane impressa. Quando mi trovo davanti a un presepe nell'ingresso, magari sotto l'attaccapanni carico di cappotti o vicino al portaombrelli, mi vengono in mente le parole del Salmo: "Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri": riceviamo il Suo saluto e la Sua benedizione, dalla mangiatoia, ogni volta che usciamo o rientriamo a casa.
Ultimamente mi è capitato di vedere anche dei presepi messi all'aperto, sotto il portico di una casa, oppure sul pianerottolo del condominio. Lì per lì mi sono sentita un po' a disagio, perché mi sembrava che volessero lasciare Gesù fuori di casa! Poi ci ho pensato su e mi sono resa conto che quel presepe così in vista, può diventare un invito, rivolto a chiunque passa per la strada o per le scale, a fermarsi un momento, a dire una preghiera, a ricordarsi almeno che il festeggiato di questi giorni è proprio Lui, il Signore Gesù fatto Bambino per amore!
Toglietemi ancora una curiosità: quanto è grande il vostro presepe? È piccolo piccolo, quasi un ninnolo, un soprammobile da tenere sulla mensola del caminetto o su un ripiano? Oppure è grande, magari persino ingombrante?
Perché, vedete, fare il presepe non è solo un modo per ricordare la Nascita di Gesù in maniera accattivante. No, fare il presepe nella propria casa, è fare spazio a Gesù nella nostra vita, tra le camere in cui trascorriamo la nostra giornata.
Vi confido una cosa. Quando ero bambina, fare il presepe era un avvenimento atteso ogni anno con trepidazione: ai miei genitori piaceva realizzare strutture di legno e cartone ricoperte di carta roccia, mentre mio fratello ed io eravamo incaricati della sistemazione dei vari personaggi. Avevamo anche del vero muschio, raccolto durante le passeggiate nella pineta, e lo distendevamo con cura per fare l'erba: un profumo di terra umida si diffondeva per tutta la casa ed io lo trovavo delizioso! Per me, quello era il profumo del Natale.
Per far posto al presepe, in genere piuttosto grande, facilmente avveniva un po' di rivoluzione nel nostro soggiorno: un anno ci siamo appoggiati sulla macchina da cucire della mia mamma, che ha dovuto rimandare parecchi lavoretti a dopo l'Epifania; un'altra volta mio papà ha rinunciato alla sua poltrona favorita e l'ha portata in cantina, in modo da sistemare il presepe nello spazio lasciato libero.
Con il presepe in soggiorno dovevamo muoverci diversamente, per evitare di urtarlo. A volte dovevamo cambiare anche certe abitudini, ma era bellissimo ugualmente, perché ci sentivamo fieri e felici di poter avere ospite lì da noi la Santa Famiglia!
Perciò torno a chiedere: abbiamo fatto posto, nelle nostre case, a Gesù che nasce? Gli abbiamo fatto posto nella nostra vita?
Perché esattamente questo è stato il primo problema che Maria e Giuseppe hanno dovuto affrontare in quella notte santa a Betlemme.
Abbiamo ascoltato poco fa', nel Vangelo, il racconto sempre affascinante di quel primo Natale.
L'evangelista Luca, generoso nei dettagli, ci descrive ogni cosa talmente bene che ci pare di essere lì, presenti: "Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio."
Giuseppe ha raggiunto la città dov'è nato, Betlemme, perché deve farsi registrare nel censimento voluto dai Romani. Ha portato con sé sua moglie, Maria, che ha voluto seguirlo, anche se ormai il suo pancione è proprio bello grosso: il figlio tanto atteso, sta per nascere!
Ed infatti, quella notte stessa, Maria dà alla luce il suo Gesù, lo avvolge in fasce, come ogni mamma: ovviamente, si era portata dietro tutto l'occorrente per vestire e proteggere il suo bimbo!
Quello che Maria e Giuseppe non hanno potuto fare è stato prenotare. A quei tempi non si usava prenotare una camera in un albergo o anche solo in una pensioncina familiare.
Per cui, quando arrivano a Betlemme, scoprono che c'è troppa folla per quella piccola città: alberghi ed osterie sono pieni. Non c'è posto per loro.
Pazienza: si arrangiano come possono, i due giovani sposi. A quel tempo non era insolito dormire in una stalla. Anzi, vi erano dei luoghi appositi in cui i viaggiatori potevano trovare ricovero insieme ai loro animali. Si chiamavano caravanserragli ed era normale che animali e persone pernottassero insieme: chi viaggiava con il proprio asino, o cavallo o mulo, facilmente si adattava a dormirci insieme, all'aperto o in una grotta. Era sicuro, così, che non glielo rubassero o che non gli accadesse nulla di male. Era un mezzo di trasporto prezioso, nessuno voleva rischiare di perderlo. Inoltre, la presenza di un animale, forniva il riscaldamento assicurato, nelle gelide notti di montagna. Quindi, il fatto che l'evangelista ci dice che Maria, dopo aver vestito il suo neonato, lo depone in una mangiatoia, non è cosa che debba stupirci più di tanto. In fondo, una mangiatoia piena di paglia, era la cosa più simile a una culla che si potesse trovare in quel luogo.
Quello che stupisce nel racconto del Vangelo è piuttosto il fatto che non c'era posto per loro. Pur vedendo Maria in una gravidanza avanzata, nessuno si è mosso a compassione, nessuno ha offerto ospitalità. Eppure a Betlemme c'erano i parenti di Giuseppe: ci si sarebbe aspettati un minimo di delicatezza in più...
Invece, per loro, semplicemente, non c'è posto.
Mentre ci commuoviamo per la sorte toccata alla Santa Famiglia, ci rendiamo anche conto che quelle parole del Vangelo riguardano anche noi. Non si tratta, ormai, del posto in una stanza o in una casa, ma di posto nel cuore.
Per accogliere Gesù bisogna far posto dentro di noi, nella nostra anima, nella nostra vita.
In questo giorno di grande festa, in questo giorno colmo di gioia e di dolcezza, proviamo a chiederci: ma noi, che siamo qui, abbiamo fatto posto al Signore Gesù? A Dio che si fa bimbo come noi, abbiamo lasciato un po' di posto, nella mente e nel cuore?
Un bambino appena nato, in effetti, occupa poco posto, non ha bisogno di tanto spazio, piccolino com'è. Ma un bambino appena nato occupa un bel posto nel cuore delle persone che lo hanno atteso; occupa molto posto nel tempo dei genitori, che improvvisamente si vedono rivoluzionati i ritmi della loro giornata; occupa moltissimo posto nelle attenzioni che gli sono necessarie, perché ha bisogno veramente di tutto!
Gesù, figlio di Dio, che sceglie di nascere bambino come lo siamo stati tutti noi, che sceglie di essere con noi, in mezzo a noi, come un neonato indifeso, forse vuole suggerirci proprio questo. Lui, il Maestro e Signore, non è ingombrante, non occupa posto intorno a noi. Però chiede di occupare molto spazio nel nostro cuore. Sogna di occupare molto spazio nel nostro tempo, in ogni cosa che facciamo durante la nostra giornata. Desidera occupare molto spazio nella nostra attenzione: perché i pensieri e le parole, le scelte e le azioni che compiamo, siano tutte secondo il cuore di Dio.
Fermiamoci, dunque, a contemplare il Bambino Gesù, così piccolo e tenero, rinnovando nella profondità dell'anima il nostro sì a Lui. Preghiamo davvero, con tutto noi stessi:
Vieni, Gesù, Dio fatto Bambino, vieni pure a casa mia.
Vieni ad abitare nel mio cuore.
Occupa liberamente tutto lo spazio che desideri.
Mettiti comodo, sentiti a tuo agio.
Vieni, Gesù, Dio fatto Bambino!
Prendi il posto d'onore nei miei pensieri.
Accomodati nell'angolo più luminoso della mia mente.
Suggeriscimi tu le parole da dire ogni giorno.
Guida tu i miei passi negli impegni quotidiani.
Insegnami gesti che seguano il tuo esempio d'amore.
Vieni, Gesù, Dio fatto Bambino,
ed abita nella mia vita.

Commento a cura di Daniela De Simeis