Omelia (25-12-2010)
padre Mimmo Castiglione
Commento su Matteo 1,1-25 (forma breve: Matteo 1,18-25)

Arrivi, finalmente! Nobile. Dabbene.
Vero e valoroso. Re salvatore!
T'inserisci nel tempo, in ogni tempo, e nella storia.
Concepito misteriosamente.
Accolto dalla Vergine nel grembo, dalla piena di grazia.
E da Giuseppe accettato per rivelazione, che obbediente impone il nome.
Inviato pieno di Spirito. Lo doni, generoso.
Emmanuele, Dio con noi, col Genitore ristabilisci comunione.

Ed io non più abbandonato, mai più devastato il cuore!
Sì! La speranza non demorde, che non muore.
E si ritorna, lì dove s'era cominciato.
Dopo tanto cammino. Quanta strada percorsa?!
E tutte le tappe son buone quando conducono.
Non si rinnega nulla. Non si rimpiange il dono!
Che sempre presente ancora s'offre. E s'accoglie.
Regalo della nascita che rinnova. Meraviglia, stupore.

I passi m'hanno condotto dove s'è vissuta la retata per la deportazione.
A tanti bimbi negazione! Rimorso!
Tristezza. Strage. Malaugurio. Morte!
Ricordi s'accavallano. E cresce commozione.
E guardo il luogo, antico: il Portico d'Ottavia!
E poi entrando osservo l'aula, i dipinti, i banchi. Si trovano com'erano.
S. Angelo in pescheria! Rivedo tutti quanti!
Con gli occhi della mente, e del cuore. I passati, i trapassati e gli attuali!
Chi ancora esiste, e chi persiste in altro sito: in altro posto vive.

Tutti presenti, ed io pure! Allora, ed al momento reale.
E poi ascolto le parole, i canti. E cresce commozione.
Riodo lingue nuove, che innalzano la lode.
Rammento deviazioni, diverse direzioni. E tanta strada. Polvere assai!
E lo scoraggiamento, mani che s'abbassano. E la disperazione.
Cadute. Ginocchia vacillanti. Malinconie, angoscia e la tribolazione.
Lontano lontano, tanto lontano m'hanno condotto i piedi.
Ed ora ricondotto. La brocca piena d'acqua a terra con l'asciugatoio.
L'abbraccio si rinnova. Ancora! Richiesta di condono.
Pensieri e la nostalgia! E tutto quanto serve.
S'innalza lode! E cresce commozione.

E non si è soli quando ci si ritrova nuovamente a casa.
A casa, anche se insieme ad altri non importa.
Quanta gente intorno eppure solitudine!
In compagnia veramente quando ci si sente a casa.
Ed intanto s'innalza lode! Crescendo commozione.

Fino a quando io vivrò...
Il mio cuore canterà...
Quando il sole morira...
Il cielo finirà...
Tu Signore sei la mia... salvezza...

Cercano e trovano chi in coda si trascina perenne.
Son proprio loro, i Pastori, che ascoltando sanno vedere.
E giungono a quella mangiatoia che già predice sepolcro,
e la deposizione, in un giardino nella capitale.
Notte illuminata da quella luce,
che si preannuncia forte poi alla risurrezione.


PREGHIERA

Pietà Signore, non mi sono preparato gran ché!
L'attesa non è stata vigile, attenta, fruttuosa, soddisfacente.
Impedito nell'accorgermi ho continuato ad andare avanti,
proseguendo superficiale, distratto, programmato,
non vedendo l'ora che arrivasse il tempo
e poter così finalmente festeggiare.
Avvolto e sistemato, ti si è confezionato,
addobbato, abbellito. Ti si può regalare. Era ora!
E togliermi il pensiero. Almeno per quest'anno!

Pietà Signore. Ancora una volta t'ho preparato la greppia.
Ma non nella mia vita, in casa mia. Solo sempre.
Albergatore accanito, senza nessuno da ospitare.
Ho desiderato che qualcuno entrasse, bussando alla mia porta.
Ma poi l'ho ostacolato! Troppa fatica, sì, un poco di paura,
arreso ormai al passato, senza aspettare niente di nuovo!
E poi considerarmi schiavo? E di ché? E di che cosa?
Ancora? Dopo tanto tempo? Peggio! Sconfitto al dopo.
Pietà Signore! Ancora! Che la speranza non deluda.
Il desiderio rigeneri. E la fiducia si rinnovi.
Come bimbo svezzato in braccio a sua madre.
Come bimbo svezzato è l'anima mia.