Omelia (25-12-2010) |
mons. Gianfranco Poma |
Oggi è nato per voi un Salvatore Nella messa della notte di Natale, la Liturgia ci fa vivere il mistero leggendo una pagina del Vangelo di Luca (Lc.2,1-14). Nella Liturgia della prima comunità cristiana, infatti, al dire degli esegeti, è nata questa pagina evangelica, e nella Liturgia oggi essa rivive esprimendo tutta la sua ricchezza: sperimentiamo così la circolarità che si crea tra la preghiera e la fede e tra la fede e la preghiera (lex orandi lex credendi; lex credendi lex orandi). Si tratta di una pagina stupenda che da una parte, in modo sintetico ma raffinatamente preciso, ci svela l'intensità dell'amore di Giuseppe per la sua sposa, incinta: Luca, a modo suo, ci mostra che Giuseppe ha accolto l'invito dell'angelo di non temere di prendere con sé Maria come Matteo ci ha ricordato: adesso è con Maria, insieme si trovano "là" quando per lei si compiono i giorni del parto. Luca ci fa gustare l'intensa tenerezza dei gesti compiuti dalla giovane madre per il suo figlio primogenito. Ma d'altra parte Luca ci presenta una pagina densissima di fede: attorno alla culla di questo bambino, Luca riassume tutto il mistero di Gesù, la sua identità rivelata dalla Pasqua e dalla sua missione; dal concepimento verginale di cui Maria è testimone alla risurrezione evocata dai titoli che gli sono attribuiti, passando attraverso la sua nascita e la sua morte, la sua esistenza umana e la sua condizione divina, tutto è contenuto, svelato in questo racconto. Anche Luca, come Matteo, con il suo Vangelo annuncia il mistero di cui Paolo si è fatto messaggero: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo figlio, nato da donna, nato sotto la Legge... perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal.4,4). E, come Paolo ha continuato a lasciarsi afferrare dalla profondità del mistero che gli era stato rivelato, anche noi ascoltando e rivivendo nella Liturgia il mistero annunciato dal vangelo, siamo invitati ad entrare sempre di più nella sua inesauribile profondità. Gli esegeti concordano nel ritenere che non si tratta in queste pagine di narrazioni storiche, ma nello stesso tempo affermano che neppure tutto può essere ridotto ad un semplice racconto mitico: si tratta dell'annuncio di un evento il cui senso è percepibile soltanto attraverso la rivelazione divina. Così appare lo scopo fondamentale della pagina di Luca: annunciare la fede che riconoscendo gli interventi di Dio nella storia, conduce a una vita nuova che rende gloria e lode a Dio, e alla meditazione silenziosa che interiorizza e approfondisce l'azione di Dio. Tutto ha inizio dal decreto di Cesare Augusto che ordina il censimento di tutta la terra. Luca ricorda che si tratta del primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria. L'intenzione di Luca, che prescinde dalla precisione di queste notizie, è di dare agli eventi di cui sta parlando una consistenza storica e di collocarli in una prospettiva universale. Ricordando inoltre che Davide aveva voluto fare il censimento del popolo di Israele e poi si era pentito per aver voluto cercare di conoscere ciò che appartiene solo a Dio (1 Cr.21,8), Luca sottolinea il contrasto tra il progetto di Cesare Augusto di arrogarsi prerogative divine e quello di Dio che a Davide aveva promesso "un regno senza fine" (2 Sam.7; Lc.1,32), che si sta realizzando attraverso Giuseppe, oscuro erede di Davide, che si sottomette all'ordine di un re straniero. Il censimento esprime la volontà di dominio di un uomo che si fa Dio, nel momento nel quale Dio divenendo uomo, mostra la sua volontà di farsi servo di tutti. Accanto a Giuseppe il Vangelo presenta Maria, "la sua fidanzata che è incinta": così siamo invitati a ricordare quanto Luca ha detto nel capitolo precedente. A Maria è stato annunciato: "Tu concepirai e partorirai un figlio. Lo Spirito Santo ti coprirà con la sua ombra...colui che nascerà sarà chiamato figlio di Dio"; e Maria ha risposto: "Avvenga per me secondo la tua parola". A Betlemme, la città di Davide, sta per nascere il figlio che era stato promesso a Davide. Davide è il pastore preso da Dio per essere re: per pura grazia, per puro amore è quello che è. Adesso, la Parola di amore, all'ombra dello Spirito, prende corpo in Maria: questo figlio che nessun intervento umano ha posto nel grembo della madre, è il segno della fedeltà e della gratuità assoluta di Dio. Nella città di Davide "non c'era posto per loro": Maria "quando si compirono i giorni del parto, diede alla luce il figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia"; alla fine un altro Giuseppe "lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in un sepolcro" (Lc.23,53). Dalla nascita Gesù è accanto agli esclusi i pastori; morirà fuori delle mura di Gerusalemme, accanto ai condannati. Nella regione di Betlemme, come ai tempi di Davide, ci sono i pastori: a loro, impuri secondo la Legge, è offerta la manifestazione della gloria del Signore; a loro, esclusi dal Tempio, si presenta un angelo del Signore e in piena notte, nei campi, sono avvolti dalla luce del Signore. E per loro risuona l'annuncio: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi, nella città di Davide è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". Si tratta in realtà dell'annuncio pasquale: invece di un discorso astratto, Luca costruisce una scena il cui contenuto coincide con la teologia di Paolo: "Il vangelo è potenza di salvezza per tutti gli uomini" (Rom.1,16). E risuona l'inno degli angeli: "Gloria a Dio e pace agli uomini": la gloria di Dio è discesa sulla terra, l'infinito di Dio diventa la pace per gli uomini, perché Dio li ama. La Parola di Dio svela il mistero. Luca sottolinea: l'evento umile della nascita di questo bambino ha sconvolto il cielo e ha messo in cammino i pastori. La frase di Luca guida all'esperienza cristiana: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo evento che il Signore ci ha fatto conoscere". Alla Parola risponde la libertà di una adesione: "andare" a Betlemme significa percorrere la strada di Dio, "vedere l'evento concreto" della nascita di questo bambino e "conoscerlo" secondo la comprensione nuova a cui solo il Signore può dare alla ragione umana di accedere, significa entrare in una vita nuova. L'angelo aveva invitato a cercare il "segno" che significa "trovare un bambino avvolto in fasce, adagiato nella mangiatoia" e "conoscere" in lui la presenza di un Dio che non si impone, non è l'onnipotente che costringe a guardarlo, non si mostra ai pastori seduto su un trono circondato da angeli, ma si lascia contemplare con i tratti di un bambino con accanto i genitori. Gesù, Dio che salva, è il Dio nascosto, il Dio vicino che si fa prossimo agli uomini più poveri, più piccoli.. Gesù piccolo bambino è un segno alla portata dei piccoli: occorre farsi piccoli per comprendere e accettare un Dio così. Tutto si conclude con i pastori che tornano ai loro greggi, annunciando quello che hanno visto e udito e suscitando stupore in coloro che ascoltano il loro annuncio: così Luca ci presenta un'altra sintesi mirabile dell'esperienza della comunità credente. I pastori hanno ascoltato la Parola dell'angelo e hanno creduto al primo annuncio, sono andati a Betlemme, hanno trovato Maria, Giuseppe e il bambino, hanno visto il "segno" di Dio che nasce per iniziare a stare con gli uomini, hanno sperimentato la presenza di Dio nella loro vita di poveri esclusi, sono ritornati nella loro oscurità quotidiana, annunciando la loro esperienza e suscitando lo stupore di un Dio che si abbassa, nasce, cresce, condivide gioie e dolori, riuscite e sconfitte, persino la morte nell'abbandono più totale, per convincere gli uomini che Dio li ama, entrando nella loro carne, perché Lui, così, mostra di essere solo Amore. |