Omelia (25-12-2010) |
mons. Antonio Riboldi |
Carissime e carissimi, un poco tutti siamo sommersi da auguri, come se di colpo spuntasse in noi la voglia di donare una briciola di pace, in un tempo in cui ne manca. E non dico della pace senza guerra, ma di quella pace interiore, che è la sete più grande che proviamo. Una pace, una gioia, una serenità, che ci viene quando il cuore è aperto all'amore, prima di tutto verso Dio e, quindi, verso gli altri. E così è tutto un incrociarsi di auguri con quanti sono vicini o incontriamo. É davvero il giorno che ha qualcosa di meraviglioso, come te su di noi ritornasse quel magico canto del Cielo: 'Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama'. E anch'io voglio donare i miei auguri ad ognuno di voi che mi leggete. Ogni settimana, insieme, è come andare verso la grotta di Betlemme ad incontrare quel 'Bambino deposto nella mangiatoia': un Bambino che pare abbia scelto, non solo il silenzio e il buio della notte, ma la solitudine di una 'grottà, perché per Lui, in città, 'non c'era posto'. sempre una grande gioia ogni volta vi scrivo e voi mi scrivete, sapendo che non siamo soli nel cammino, nella notte del mondo, ma siamo guidati da quell'angelo-annunzio infallibile' che è il Vangelo. Si prova la profonda gioia dei semplici, che danno spazio alla fede, mettendo alla porta tante voci, che soffocano la voglia del cuore di accogliere il bello, la verità, l'amore. Mentre vi scrivo pare di avervi vicini tutti, ad uno ad uno, per scambiarci il nostro augurio di Santo Natale. Tanti, forse, per esprimere e far sentire la loro partecipazione alla festa del Natale, ci fanno regali, ma il più grande dono, che ci possiamo fare, è di aiutarci a trovare Gesù, il Figlio di Dio, che non ha esitato, per amore, a venire tra di noi, uomo tra gli uomini, vestendosi dei nostri miseri panni di creature, che a volte hanno l'impressione di essere sole, in un mondo indifferente, ma con tanta sete di incontrare l'Amore. Incredibile questo affascinante Mistero del Natale di Dio tra noi, di Dio con noi. Il racconto del Natale di Gesù è di una semplicità disarmante. Commuove sapere che per culla Gesù, Figlio di Dio, non abbia scelto chissà quale luogo solenne, ma abbia preferito le vesti dell'estrema povertà... come per dirci, fin dall'inizio della sua esistenza terrena, che Lui ama trovare cuori disadorni delle vesti del mondo, ma aperti ad accoglierLa come quella mangiatoia. Certamente se ci lasciamo prendere da tanta disponibilità, mostrata da Dio, fin dalla sua nascita, verso di noi, il Santo Natale susciterà in tanti di noi il desiderio di incontrarsi con Lui e tra di noi con la stessa accoglienza. Nasce il desiderio e la volontà ferma di accantonare le tante cose che a volte rubano il posto di Dio nella vita, per finalmente fare posto a Chi possiede il segreto della gioia interiore e della pace. Purtroppo tanti, carissimi e carissime, delegano alle cose che ci regaliamo, ciò che non possono dare: sono infatti cose effimere, che è assurdo pensare possano sostituire l'Amore di Dio. Dio chiede che il nostro cuore sia una 'mangiatoia' tutta libera per Lui: una mangiatoia che rivela sì le nostre debolezze e miserie, ma anche il desiderio che Qualcuno, l'Amore, la Gioia, la Pace, la occupino, per sentire il gusto di essere creature di Dio, che Lui ama tanto, ma proprio tanto, come il Dono del Natale, Suo Figlio, ci rivela. In questa dimensione di fede, non può non infastidire quel grande frastuono che il mondo fa attorno al Natale: un frastuono che soffoca il silenzio della grotta. Ed ancora di più amareggia che ad avere la meglio sia il mercato, rendendo così il Natale una festa di soli doni... consumistica. Il nostro cuore, le nostre famiglie, il mondo, hanno bisogno di cedere il passo a Dio, che è tra noi. È in un clima di semplicità e di fede che si può fare esperienza vera e profonda della gioia del Santo Natale. Ero ancora fanciullo e nella mia famiglia, per la disoccupazione di papà, avevamo nulla da mettere a tavola, o quasi nulla. Ricordo che alla vigilia papà mi volle con lui, per andare da un parente, che aveva una macelleria. Aveva venduto tutto. Erano rimasti pochi rimasugli, raschiati dalle ossa dei prosciutti. Ma bastarono, per darci il senso che anche noi, con poche cose, potevamo 'completare' la gioia del Natale. Così come dopo il terremoto nel Belice, del 1968, non avendo la chiesa, celebrammo il Natale sotto una grande tenda, al freddo. Ma eravamo lo stesso felici, una felicità inspiegabile, ma come a confermarci che il Natale era la buona novella che Dio era con noi e ci faceva compagnia dalla mangiatoia. Sono anni che dialoghiamo tramite internet, come un viaggio nella notte del mondo, chiamati dall'Angelo a cercare Gesù nella Sua grotta - noi stessi - per trovare quella serenità che solo Dio sa dare. È un dialogo con tanti, da ogni parte d'Italia, da ogni categoria di persone, da continenti diversi, come l'Africa, dal Brasile, un dialogo che certamente aiuta ad 'andare a Betlemme', attratti dalla voce degli angeli. Per questo mi siete tanto, ma tanto, cari. Il più grande regalo che mi fate è di accogliermi nelle vostre famiglie o comunità e fare spazio a Gesù. Grazie, e di vero cuore. E, se potete, fate posto nel vostro cuore a chi a Natale non ha neppure un pezzo di pane o, ancora peggio, non ha spazio in nessun cuore, dove poter riposare e trovare anche solo una briciola d'amore. La notte di Natale vi avrò vicini tutti e tutti sarete con me nella grotta, come amici carissimi. Così il nostro grande amico, Paolo VI, che ci accompagna sempre dal Cielo, augurava: "Venite! È l'invito di Cristo! È l'invito della Pace! Cristo è la Pace! Comprenderà il mondo quale unica e profonda unione componga questo binomio: Cristo e la pace? O uomini sapienti e uomini potenti, o giovani e uomini sofferenti, venite, venite al Natale di Cristo: venite e vedete. E trovate nel Vangelo la Buona Novella della gioia e della pace". E ancora un grande grazie, perché mi siete amici. Insieme, così preghiamo la Mamma di Gesù e nostra, Maria, con Madre Teresa di Calcutta: "Maria, Madre di Gesù, veniamo a te con l'atteggiamento dei bambini che si rivolgono alla loro mamma. Non siamo più bambini, ma adulti che desiderano con tutto il cuore di essere figli di Dio. La nostra condizione umana è debole, perciò veniamo a te a chiedere il tuo aiuto, per poter superare la nostra debolezza. Maria, Madre di Gesù, sii madre per ciascuno di noi in maniera che noi possiamo come te essere puri di cuore per amare il tuo Figlio, come lo hai amato tu. Maria, Madre di Gesù, sii madre per ciascuno di noi affinché come te amiamo Gesù e ci poniamo al servizio dei poveri noi tutti che siamo dei poveri di Dio". E stando vicini, celebrando il Natale di tuo Figlio, fa' che possiamo gustare la pace che gli Angeli annunziarono nel silenzio della Notte Santa. Grazie. |