Omelia (09-12-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 5,17-26 L'avvento è il tempo del perdono, perdono generalizzato, volto di un Dio pieno di tenerezza e di bontà (non bonaccione!) che perdona senza condizione, restituendo dignità e movimento alla persona paralizzata dal peccato. Strano tempo il nostro, un po' immaturo, che percepisce il peccato come un'invenzione dei preti (forse è una reazione al fatto che si è vissuto troppo tempo con l'ossessione del peccato!) quasi come se non ci riguardasse. Nei vangeli la parola "peccato" significa "fallire il bersaglio", cioè Dio mi ha fatto come un'aquila e io mi accontento di fare il pollo, Dio mi ha creato come un capolavoro e a me sta bene fare la fotocopia... No, amici, il peccato è male perché ci fa del male e Dio, che ci ha costruiti, sa cosa ci rende liberi e ci realizza e cosa invece ci distrugge, anche se all'apparenza ci affascina e promette grandi meraviglie... Ebbene Gesù ci restituisce dignità, ci libera e questo desta scalpore, suscita stupore anche se gli scribi e i farisei, al solito, contestano la cosa. Riscopriamo il dono del perdono, riceviamo questa liberazione che ci restituisce la capacità di amare! Signore, liberaci oggi da tutte le paralisi che ci impediscono di amare e di credere in te e anche noi ti glorificheremo, Dio benedetto nei secoli! |