Omelia (02-01-2011) |
mons. Roberto Brunelli |
Riconosci la tua dignità Ciascuna delle celebrazioni dopo il Natale mira a sottolineare qualcuno dei molteplici aspetti relativi all'ingresso di Dio nel mondo. Tra gli altri, che egli ha voluto nascere in una famiglia (lo si è ricordato domenica scorsa), si è fatto uomo attraverso una madre appartenente alla specie umana (è il senso della celebrazione di ieri), per offrire a tutti gli uomini la possibilità di conoscerlo (sarà il tema dell'Epifania). Il vangelo di oggi (Giovanni 1,1-18) scruta del Bambino la vita precedente ("In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio") e, della sua venuta, le conseguenze per l'umanità ("A quanti l'hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio"). Queste conseguenze sono di tale portata, che l'estensore di queste note ritiene opportuno lasciarne il commento a una voce di certo in grado di farlo meglio di lui. Ho scelto allo scopo quella di un papa che è anche santo e dottore della Chiesa; motivo di particolare interesse per noi è inoltre il fatto che si tratta del primo papa venuto in terra mantovana, quando nell'anno 452 a Governolo fermò Attila, intenzionato con i suoi Unni a invadere l'Italia. Parlo di Leone Magno, del quale seguono passi tratti dal primo dei suoi discorsi sul Natale. "Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio chi non crede, perché è chiamato alla vita. Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l'impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l'assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". Essi vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di questa opera ineffabile dell'amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l'umanità nella sua miseria! Carissimi, ringraziamo Dio Padre, perché nella infinita misericordia con cui ci ha amati ha avuto pietà di noi e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo, perché fossimo creatura nuova, nuova opera delle sue mani. Deponiamo dunque l'uomo vecchio con la condotta di prima e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere di male. Riconosci, cristiano, la tua dignità; reso partecipe della natura divina, non voler tornare all'abiezione di un tempo. Ricorda chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio". Riconosci la tua dignità, invita papa Leone: la tua, e quella dei tuoi simili. E anche oggi, a distanza di secoli, non è un invito superfluo. Riconosci, già nei tuoi pensieri e poi nei discorsi e nei comportamenti, la dignità di tutti gli uomini e di tutte le donne, la dignità dei bambini e dei vecchi, di chi è malato, di chi soffre la fame, di chi è discriminato perché straniero, dei disoccupati e dei giovani senza prospettive, di chi è perseguitato o impedito nella sua libertà. La dignità di chiunque presenta le fattezze che il Figlio di Dio ha voluto assumere come proprie. |