Omelia (14-12-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Matteo 17,10-13 Elia, nel popolo di Israele, veniva riconosciuto come il più grande profeta di tutti i tempi. Vissuto in tempi di paganesimo dilagante, si era trovato solo a difendere la strada della fedeltà all'Alleanza con vicende alterne; a quei tempi andava molto di moda l'idolatria e i nuovissimi Baal, divinità cananee importate da Gezabele, regina di Israele. La sfida lanciata da Elia ai 400 sacerdoti di Baal per dimostrare quale fosse il Dio autentico davanti al popolo, si era risolta con una schiacciante vittoria di Elia il quale – però – si era poi lasciato prendere la mano compiendo una carneficina dei falsi profeti pagani passati a fil di spada. Fuggito dall'ira di Gezabele, rifugiatosi sul monte di Dio, l'Oreb, si ritrovò solo e abbandonato, deluso dalla propria eccessiva violenza e lì, davanti alla silenziosa e discreta apparizione di Dio come una brezza del mattino, aveva riconosciuto il vero volto del Dio che non è nel tuono o nel terremoto... Eliseo, suo discepolo, dovrà raccogliere oltre che il mantello, la pesante eredità di Elia scomparso tra le nubi su di un carro di fuoco. Questo profeta passionale e pieno di zelo, sofferente e tragico – dunque – era scomparso, non morto, e si attendeva la sua venuta per preparare la strada al Messia. Gesù ci dona una sconcertante chiave di lettura: l'Elia atteso, in realtà, era già venuto: si trattava di Giovanni il battezzatore, come Elia pieno di zelo e di rabbia contro il malcostume del popolo. Ma, ammonisce Gesù, Elia non è stato riconosciuto, il Battista è stato visto come un fenomeno da baraccone, per poco tempo ci si è lasciati illuminare dalla sua predicazione. Tragico destino dei profeti di ieri e di oggi, dei santi di tutti i tempi, troppe volte scambiati per fenomeni da baraccone, ignorati e non accolti, suscitano stupore e ammirazione senza produrre conversione e, spesse volte, vengono messi da parte. Attenti a non ripetere lo stesso errore, fratelli, impariamo a riconoscere i tanti segni di profezia che accompagnano la nostra vita, senza sminuirli o interpretarli: il nostro cuore sia aperto a tutto ciò che ci porta, oggi, verso l'incontro e la conoscenza del Signore Gesù. Elia, Giovanni Battista e i tanti profeti che calpestano le nostre strade, tutti ci ammoniscono a stare desti, a non lasciarci impigrire nell'attesa del tuo ritorno alla fine della storia. Marana tha, vieni Signore Gesù! |