Omelia (02-01-2011) |
don Luca Orlando Russo |
Veniva nel mondo la luce vera Il susseguirsi delle liturgie in questo tempo di natale non ci dà tregua. Il messaggio natalizio risuona con insistenza e con forza: Dio si fa uomo, assume la natura umana, si rende visibile ed è pronto a farci conoscere il suo volto fissando con noi un appuntamento importante sul Golgota, dove si rivelerà in pienezza. Un bambino è offerto alla nostra meditazione e con Lui, con le sue scelte future, con la sua umanità, con il suo relazionarsi con gli uomini e con le donne che incontrerà, fino alla sua morte in croce, siamo chiamati a confrontarci, a domandarci se tutto ciò non nasconda qualcosa di grande per ciascuno di noi. Il vangelo di questa domenica è lo stesso del giorno di natale e ci ripresenta la grandezza del mistero che in questi giorni stiamo osservando come alla lente di ingrandimento. La persona di Gesù racchiude in sé qualcosa di così grande che è necessario approfondire molto per cercare di coglierne, almeno in parte, la grandezza. All'evangelista Giovanni piace l'immagine della luce, quella vera, per parlarci della Parola eterna che si fa carne. Il Natale è lo svelarsi della luce, ma, ahimè, è anche il drammatico rifiuto delle tenebre, ovvero lo svelarsi del mistero del male che rifiuta con tutte le proprie forze la luce che splende. Capisco che non ci fa piacere in questi giorni toccare questo tasto dolente, ma è la verità, la prima da accogliere, la prima luce da far splendere: il male che ci abita oppone un netto rifiuto all'incarnazione della Parola. Sembra paradossale: secoli di attesa e quando arriva il momento piuttosto che la gioia, l'atteggiamento più diffuso è l'indifferenza, segno di un violento rifiuto. Non me ne vogliate, ma la mia esperienza personale e pastorale in questi anni di ministero mi fanno giungere ad un'amara conclusione: il natale è tutto tranne che gioia profonda per il mistero di Colui che è nato per finire su una croce, respinto dagli uomini come il peggiore dei malfattori. Il bambino tenero che muove a compassione tutti in realtà è il Crocifisso, l'uomo della Croce, che si dispone a portare il peso delle tenebre che lo rifiutano. Il filo rosso che percorre la vita di questo bambino nella povertà della mangiatoia ha solo il suo inizio; per Lui la vita sarà un continuo scendere fino all'umiliazione della morte di croce (cfr. Fil 2,5-8). Se allora ci fermiamo un attimo, ci rendiamo subito conto che il Natale ha senso festeggiarlo se siamo proiettati già verso la Pasqua, se la mangiatoia ci rimanda alla croce o come piace molto agli orientali (vedi le icone), al sepolcro. Per vedere il vero volto di Dio non basta la mangiatoia di Betlemme è necessario che, dopo aver camminato dietro Gesù, ci dirigiamo al calvario e solo lì, nella contemplazione del Crocifisso capiremo che la sua storia, nascita compresa, va riletta alla luce della Pasqua. Non è proprio quello che hanno fatto i Vangeli? E non è quello che ogni uomo, aiutato dai vangeli, riletti nella Chiesa, può fare? Tra pochi giorni la liturgia ci prenderà per mano e ci accompagnerà in questo percorso, ma non ci accontentiamo di questo: cerchiamoci un piccolo gruppo di persone e, vangeli alla mano, meditiamo sulle parole e i gesti di Gesù. Vi assicuro che avremo molto da guadagnarci e il 2011 sarà diverso. Buon cammino! |