Omelia (02-01-2011)
don Roberto Rossi


Il Verbo divino si è fatto carne, si è fatto vero uomo in un preciso momento storico, ha preso cuore, volto, nome di uomo, Gesù; la grande luce che ha rischiarato le tenebre che avvolgevano il mondo: è questo il cuore del messaggio che Giovanni ci dona. Eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Il Verbo fa l'esperienza non soltanto di essere una piccola luce in un grande buio, di essere uno sconosciuto tra gli uomini in genere, ma persino di essere un estraneo tra i suoi, la sua gente, il suo popolo. In questo scena rio dove si alternano luci e ombre, l'Evangelista ci vuol far capire che davanti a Gesù non possiamo restare indifferenti, dobbiamo compiere delle scelte coraggiose come «quanti lo hanno accolto» con la certezza, tuttavia, che nella vita di ogni giorno, fatta di alti e bassi, di momenti belli e positivi, ma anche di momenti pesanti e faticosi, dobbiamo credere e affidarci a quel Dio che si è fatto come noi, che ha posto la sua tenda in mezzo alle nostre case per condividere ogni cosa con gli uomini e le donne di ogni tempo. Chiediamoci: quali sono, in noi, le tenebre che non accettano o che respingono o che si contrappongono alla luce del Figlio di Dio? Nelle nostre giornate sempre piene di tante cose, quanto e quale spazio troviamo per la Parola del Signore? Chiediamo al Padre di aiutarci ad accogliere questa Parola che vuole abitare pienamente nel nostro cuore. Per accogliere la Parola, occorre coltivare il silenzio contemplativo, la capacità di rientrare nel nostro intimo, di ritrovare il centro di noi stessi, vincendo l'ansietà e la fretta che divorano e fermandoci ad ascoltare le domande vere per ricevere su di esse la luce di Dio che parla. (card. Martini)
La Chiesa, partecipe delle gioie e delle speranze, delle angosce e delle tristezze degli uomini, è solidale con ogni uomo ed ogni donna, d'ogni luogo e d'ogni tempo, e porta loro la lieta notizia del Regno di Dio, che con Gesù Cristo è venuto e viene in mezzo a loro. (Dottrina Sociale della Chiesa, 60)