Omelia (20-12-2002)
Paolo Curtaz
Commento Luca 1,26-38

E due. Due volte in quindici giorni che ascoltiamo questa parola, anzi no: domenica prossima l'ascolteremo di nuovo. E' davvero così importante questa pagina così scarna, che ha scatenato la fantasia e l'estro di generazioni di pittori? Sì, certo, assolutamente. Perché in quella minuscola casa di quel minuscolo paese addossato ad un declivio roccioso, da cui la gente aveva ricavato nelle grotte naturali delle abitazioni fresche ed asciutte, avviene l'assurdo di Dio. Protagonisti una quindicenne illetterata di un paese sottomesso a schiavitù, ai confini del mondo. Niente satellite, né diretta televisiva, né network spettacolari, nella minuscola Nazareth che diventa ombelico del mondo, centro assoluto della storia. Poiché Dio, stanco di essere incompreso, decide di venire a raccontarsi, poiché la lunga storia di amicizia e affetto col popolo di Israele non è stata sufficiente per spiegarsi, Dio sceglie di farsi uomo, parole, lacrime, sorriso, tono di voce, sudore e necessita di un corpo, abbisogna di una madre. Non la moglie dell'imperatore, o il premio Nobel per la medicina, non una donna manager dinamica dei nostri giorni, macché, Dio sceglie la piccola adolescente Maryam e a lei chiede di diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo, tutto lì. Cosa direste se domattina vi arrivasse una figlia o una nipote adolescente dicendo: Dio mi ha chiesto di aiutarlo a salvare il mondo? Appunto. Invece Maria ci sta, ci crede e tutti noi non sappiamo se ridere o scuotere la testa davanti a tanta splendida incoscienza...

O chiave di Davide, che apri le porte del regno dei cieli:
vieni, e libera chi giace nelle tenebre del male.