Omelia (25-12-2010)
don Daniele Muraro
Tempo di Dio, tempo per Dio

Finiscono tra pochi giorni i primi dieci anni dopo il duemila, ma quasi nessuno sui giornali e alla televisione parla più di ventunesimo secolo. Siamo troppo concentrati sui nostri piccoli problemi quotidiani per guardare lontano. Il futuro è incerto, aumentano le analisi, ma anche gli appelli e i contrasti.
In avvio del racconto della natività in san Luca àncora l'evento alle cronache pubbliche dell'Impero: "Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra!". L'imperatore romano voleva avere il totale controllo delle regioni a lui sottomesse, ma così facendo collega la nascita di Gesù figlio di Maria alla scansione della storia mondiale.
Sappiamo che l'incarnazione del Figlio di Dio segna l'inizio della nuova ed eterna alleanza di Dio con l'umanità, e imitando uno scrupoloso notaio l'evangelista si preoccupa di collocare precisamente l'atto che si appresta a registrare.
Nel proseguo del racconto apparentemente la scena cambia: "C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge."
Il primo annuncio dell'evento che cambierà la storia tanto da diventare esso stesso cardine nel conteggio degli anni è riservato a gente relegata ai margini dei grandi scenari internazionali. Essi possono riceverlo perché sono desti: stare vegli e scrutare nella notte faceva parte del loro lavoro.
Chi dorme si trova in un mondo particolare, soltanto suo, isolato dagli altri. La realtà comune che tutti unisce non si apprezza se non uscendo dal mondo dei sogni. Lì, nella trama delle relazioni, ci si fa incontro la verità delle cose.
L'inconciliabilità reciproca e i conflitti che sono la conseguenze del disagio di cui si diceva al principio, derivano precisamente dal fatto che gli uomini sono rinchiusi nei loro interessi e pareri particolari. L'individualismo tiene prigionieri di un'oscura visione del mondo, divide dagli altri e impedisce di accedere alla comune verità.
Svegliatevi, ci dice il Vangelo. Venite fuori per entrare nella comunione dell'unico Dio che abbraccia la storia generale dell'umanità. Per accedere a questa grazia però è necessario sviluppare una speciale sensibilità per Dio che con segnali silenziosi ci Egli vuole guidare a scoprire i molteplici indizi della sua presenza.
Ci sono persone ci appaiono prive di finezza religiosa, o direbbe il nostro papa, senza "orecchio musicale" per Dio. In effetti nella gamma delle nostre varie esperienze poco spazio è riservato all'attenzione verso di Lui e alla sua l'azione nel modo. Però in modo aperto o nascosto, l'attesa di Dio e la capacità di incontrarlo appartiene ad ogni uomo.
A Natale risuona il canto degli angeli che lodano Dio e dicono: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama". Il Vangelo racconta che i pastori, dopo aver ascoltato il messaggio dell'Angelo, si dissero l'un l'altro: "Andiamo fino a Betlemme" e "andarono, senza indugio". Ciò che era stato loro annunciato era così importante che dovevano muoversi immediatamente.
Nella nostra vita ordinaria le cose non stanno così. Viviamo in affari e occupazioni che ci riempiono totalmente e dai quali il cammino verso la mangiatoia è molto lungo. Nell'elenco delle priorità Dio si trova spesso quasi all'ultimo posto. Tante altre cose, all'apparenza più urgenti, reclamano la precedenza. Di conseguenza nella stragrande maggioranza, si propende a rimandare la sua ricerca.
In realtà Dio è importante, è la persona più importante in assoluto nella nostra vita. Dalla scena natalizia dei pastori che accorrono alla grotta di Betlemme vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare dai tanti assilli della vita quotidiana che ci tolgono la pace.
Imitiamo la loro libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni - per quanto importanti esse siano - per avviarci verso Dio, lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo.
Il tempo impegnato per Dio, e a partire da Lui per il prossimo, non è mai tempo perso. È il tempo in cui viviamo veramente, in cui realizziamo in nostra supremo la nostra umanità. In molteplici modi Dio deve ripetutamente spingerci e darci una mano, affinché possiamo trovare l'uscita dal groviglio dei nostri pensieri e dei nostri impegni e trovare la via verso di Lui. Ma per tutti c'è una via.
Per tutti il Signore dispone segnali adatti a ciascuno. Dopo quel Natale di più di duemila anni fa è cambiato il mondo. Ci è stato dato il Salvatore. Il bambino di Betlemme chiama tutti noi, perché anche noi si possa dire: "Orsù, passiamo oltre andiamo verso quel Dio, che ci è venuto incontro".
La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso, si è incamminato verso l'umanità ed ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: "Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui".
Per questo vogliamo pregare in questa Notte Santa. Signore Gesù Cristo, tu che sei nato da Maria, vieni a noi! Entra in me, nella mia anima. Trasformami. Rinnovami. Fa' da semplice spettatore diventi persona viva, che con te si è incontrata e nella quale rispende la luce della tua presenza, capace di trasformare le cose e il mondo. Amen!