Omelia (30-12-2002)
Paolo Curtaz
Commento Luca 2,36-40

Un ultimo segno di speranza, nella carrellata di personaggi che circondano la nascita del Messia, chi non ha accolto, la maggioranza, come la folla di Betlemme indaffarata per il censimento, o chi è rimasto ancorato alle sue profezie, come i sommi sacerdoti, chi ha visto in Dio un ostacolo come Erode o uno da contare come Cesare Augusto e tra i pochi che hanno accolto la schiera degli ultimi, dei disprezzati: la coppia di Nazareth, i pastori – ultimi tra gli ultimi – i magi, cercatori di Dio e Samuele e Anna, due vecchi fedeli servitori del tempio come ancora molti si incontrano – sempre meno purtroppo – intorno alle nostre chiese. Uomini e donne rimasti soli, che hanno fatto diventare la fede la loro unica consolazione e la chiesa o la parrocchia la loro seconda casa. Molto (troppo?) si è scherzato su queste figure, su queste pie donne troppo devote e un po' pettegole ed è vero – ahimè – che spesse volte rappresentano una spina nel fianco delle comunità da accogliere con pazienza e sopportazione. Ma nessuno parla, invece, di quelle persone modeste, silenti, devote sul serio, umili e nascoste che dedicano tempo al servizio dei sacerdoti, che tengono pulita e dignitosa la nostra chiesa, che sgranano rosari, la preghiera dei poveri, perché non hanno più la voglia e l'energia per imparare le cose moderne. Grandi figure, piccoli gioielli della grazia di Dio, hanno in Anna, figlia di Fanuele, la loro patrona. Possano anch'essi, come lei, vedere il bambino che per noi è nato e lodare il Signore annunciando la redenzione di Israele.

Torni a Nazareth, Signore, e cresci in età e grazia, come ogni bambino. In tutto hai voluto essere simile a noi, nella gioia e nella fatica del crescere, nel gioco e nello studio, bambino fra i bambini, lode a te, nostro inatteso e splendido Dio!