Omelia (14-01-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Marco 1,21-28 Oggi il punto di partenza è il Vangelo, bizzarro finché si vuole: protagonista il demònio che battibecca con Gesù, che ha autorità e che stupisce i suoi concittadini. Prima annotazione: ci risiamo con lo stupore che sembra proprio essere un atteggiamento determinante per una vita di fede (alla faccia degli sbadigli e della noia!) e si accenna all'autorità, cioè all'autorevolezza di Gesù che fa quel che dice e che dice la verità. Niente a che vedere con l'autoritarismo arrabbiato con cui inquiniamo alle volte i nostri rapporti educativi. Un demonio, cioè la tentazione. Possiamo avere deciso di partire alla sequela di questo Gesù, di compiere il primo passo verso il Regno. Ma, magari, tirando il piede, ci accorgiamo (finalmente!) che il motivo per cui non siamo mai partiti è che siamo legati da una piccola catena che ci inchioda al terreno, inesorabilmente. I cristiani insistono a credere che il Male abiti le nostre coscienze, che questa realtà terribile e concreta mina la nostra fede, e il favore più grande che si possa fare all'Avversario è quello di non crederci... Il demonio vede Gesù e grida: "Che c'entri con noi, Gesù di Nazareth?". Qui sta il primo grosso ostacolo alla fede, il primo anello della catena che ci tiene inchiodati alle nostre supponenze: Gesù non c'entra con la mia vita. Certo: prego, vado a Messa, mi sforzo di vivere da "buon" cristiano, ma comunque Gesù non c'entra. La prima tentazione è quella di relegare Gesù a parte, la fede in un cassetto da tirare fuori, la mia vita, quella, è tutta un'altra cosa. Che c'entra Gesù con noi? Il demonio continua: "So chi tu sei: il Santo di Dio". Quest'affermazione è incredibile: il demonio ha fede, una fede robusta, riconosce la divinità di Gesù. Andiamoci piano quando ci vantiamo di credere, perché il demonio crede molto più di noi! E qui sta il secondo anello della catena: credere, certo, ma solo con il sapere: so chi è Dio, so che cos'è la fede, so ciò che basta per essere cristiano. Ma la fede (ricordate?) non è "sapere", è "incontrare", "abitare", il "vieni e vedi" che Gesù rivolge agli apostoli. Una fede che attraversa la nostra mente, la nostra intelligenza, ma non coinvolge il nostro cuore, la nostra volontà, la nostra persona nella sua interezza è una fede povera povera, che anche il demonio si permette di avere. Il male ci affascina, Signore, lo temiamo, ma tu lo chiami "avversario", e un avversario si può combattere. Vieni e sostienici nella lotta tra luce e tenebra che abita il nostro cuore, o Spirito forte. |