Omelia (17-01-2003)
Paolo Curtaz
Commento Marco 2,1-12

Gesù guarisce il paralitico, che l'amore ingenuo degli amici porta davanti al Messia attraverso l'inusuale passaggio dal tetto! Gesù è commosso da tanta amicizia e vede con compassione questo paralitico. Una visione semplicista dei suoi e dei nostri tempi vedeva nelle disgrazie una punizione di Dio. Il paralitico non veniva quindi trattato con compassione, ma con disprezzo: era evidentemente un peccatore! Gesù contesta questa semplificazione e perdona quest'uomo restituendogli dignità. Stupore da parte di tutti, specialmente da parte dei benpensanti: Dio solo può perdonare! Verissimo, infatti Gesù è Dio! Il peccato, brutto affare, e il perdono poi! Siamo tutti a metà strada tra l'aderire all'ingenua visione della nostra contemporaneità che relega il peccato in una specie di invenzione dei preti e invece una visione lesionista e distruttiva del peccato. No, amici, il peccato ci riguarda, ci interessa, e molto! Perché nella Scrittura il peccato è male perché fa del male e perciò sento il bisogno urgente di avere una qualche indicazione a proposito! Il peccato non è offesa a Dio ma al progetto splendido che egli ha su di me. Il peccato mi sta a cuore perché mi indica tutto ciò che non mi realizza, che mi rende infelice. Vi sembra poco? David Maria Turoldo, compianto profeta del nostro tempo, ebbe a dire al suo superiore: "Voglio fabbricare peccatori!": sì, avere coscienza che il peccato è la paralisi dell'amore e mi porta lontano da quell'amore che Dio solo può donarmi...

Illuminaci col tuo Spirito, Signore; poiché il peccato ci fa del male, rendici adulti e responsabili per affidarci a te che – solo – puoi liberarci dalla paralisi interiore, Dio che doni il perdono!