Omelia (22-01-2003)
Paolo Curtaz
Commento Marco 3, 1-6

Parlavamo della libertà di Gesù verso le norme e la sua capacità di vedere nel cuore dell'uomo; la pagina di oggi è ancora più pesante di quella di ieri: non si tratta più di raccogliere spighe in giorno di sabato, no: qui si tratta della guarigione di un uomo dalla mano inaridita compiuta di sabato; la domanda di Gesù è ineccepibile: è lecito salvare una vita di sabato? Non ha risposta, Gesù: è talmente scontata la risposta, talmente evidente! Ma nulla, le persone intorno a lui hanno il cuore indurito, di pietra. La sequenza che annota Marco è terribile: Gesù è indignato, rattristato... com'è possibile non capire, com'è possibile non vedere, non stupirsi? Mistero della libertà dell'uomo che non sa tenersi in mano, che non è capace di crescere: sono i suoi sentimenti a dominare, le sue rabbie che gli distorcono il pensiero. Si sentono offesi gli uditori, sono pieni di amor proprio, incapaci di mettersi in discussione, vogliono a tutti i costi avere ragione. E questo atteggiamento li porta alla morte e al desiderio di far morire. Terribile! Non vi è mai successo? Davvero? A me sì: il giudizio di una persona, una contestazione al mio operato mi hanno scatenato una rabbia che mi ha impedito di vedere, di capire, di leggere. Gesù è rattristato: non può far nulla davanti a tanta ottusità: anche Dio fa ciò che può!
Ecco un bell'impegno per oggi: dominare la rabbia, saper distinguere l'emozione dalla verità, saper capire i meccanismi che talora ci portano allo sfascio. In ufficio, in casa, in macchina, la rabbia e la violenza sono sottili tentazioni, drammatiche realtà: diventiamo uomini del dialogo, senza rivoltare la rabbia contro noi stessi ma, semplicemente ponendoci ad un altro livello, quello di Dio, capaci anche di sorridere su noi stessi, capaci di cambiare idea. Che il nostro cuore inaridito sia guarito dalla tenerezza e dalla misericordia di Dio!

Alle volte la rabbia e l'ottusità ci impediscono di vedere chiaro, Signore, ci impediscono un giudizio sereno; donaci un po' di ironia per non prenderci troppo sul serio, Maestro, e tanto amore che ci renda capaci di vedere il bene da compiere più che le idee da difendere!