Omelia (09-02-2011) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. Come vivere questa Parola? Il secondo racconto della creazione, presentato dal libro della Genesi, introduce ulteriori ele-menti a lumeggiare l'indicibile realtà umana: questa fusione armonica di povertà e grandezza. Qui Dio è presentato nelle vesti di un artigiano intento a plasmare la sua opera non con oro o argento, e neppure con marmo o legname pregiato, ma con l'umile "polvere del suolo", con questo elemento impalpabile che la più debole folata di vento può disperdere. Ecco che cosa è l'uomo nella dimensione creaturale che lo segna in radice. Eppure di lui canta il salmista: "L'hai fatto poco meno di un Dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi" (Sl 8,6-7). Di dove gli viene questa impensabile grandezza? È ancora la Genesi ad offrire la risposta: "Soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente". Non si tratta ovviamente di quel semplice soffio vitale che l'uomo ha in comune con tutto il regno animale. Qui è il soffio di Dio, il suo Spirito che inabita in noi rendendoci partecipi della stessa vita divina, vera immagine di Dio, cioè luogo della sua presenza. Quella vita che pulsa in noi e che ci sollecita a trascenderci, mai paghi delle mete che raggiungiamo, è questa scintilla divina, richiamo irresistibile a quella Sorgente di luce da cui è sgorgata. Sì, siamo polvere, ma polvere che Dio ha reso sua dimora: fragili vasi di creta che custodiscono un inestimabile tesoro, fango che lo sguardo di Dio trasfigura in gemma preziosa. Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi lascerò prendere da questa gioiosa realtà. Proverò a guardare anche il mio corpo con occhi nuovi: ne considererò la perfezione, l'armonia, la funzionalità, la bellezza... ma soprattutto mi soffermerò a riflettere sul suo essere dimora della Trinità. Mio Dio, Trinità che dimori in me silenziosamente, insegnami ad immergermi in te, a lasciarmi assorbire da te, fino a vivere di te. La voce di un grande vescovo del XX secolo Grazie, Dio mio! Che importa che io sia una capanna se nella mia bicocca c'è la Santissima Trinità! Hèlder Camara |