Omelia (01-01-2011) |
don Daniele Muraro |
La maternità La benedizione assegnata da Mosè ad Aronne perché la pronunci sul popolo e che abbiamo letto nella prima lettura è il modo con cui la Chiesa pubblicamente si unisce agli auguri che oggi ci scambiamo per l'inizio del nuovo anno civile. Nella Bibbia la benedizione che scende da Dio verso l'uomo assume spesso valore di invocata fecondità. Abramo benedetto nei greggi, come troviamo scritto nel libro della Genesi, significa che ne aveva molti. L'accezione materiale trascorre in quella spirituale, perché un fedele ebreo si sentiva benedetto soprattutto nei figli. Recita un'altra famosa formula di benedizione ebraica contenuta nel salmo 128: "La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa. Ecco com'è benedetto l'uomo che teme il Signore... Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!". Comprendiamo meglio così il saluto di Elisabetta a Maria: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!" Maria è benedetta nel suo Figlio Gesù; questo è il suo privilegio al cospetto di tutte le altre donne. Nella seconda parte, quella verso Gesù, invece, la formula di benedizione va intesa in senso ascendente, come risposta dell'umanità che loda Colui Dio manda a visitare e salvare il mondo. Maria prescelta a diventare la Madre di Dio rende possibile per quel che le compete una comune benedizione: "Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo... predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà." Siamo eredi di Dio non per diritto, ma per grazia. Dio ci ha scelti per elevarci a tale dignità tramite il suo Figlio nato nel tempo da Maria, la quale così si trova in una condizione di doppia rappresentanza: da un lato risponde per tutti davanti a Dio e dall'altro, come vediamo nel presepio, consegna Dio agli uomini. Oggi la Chiesa ci fa considerare soprattutto la seconda funzione per cui come dicevano gli antichi la carne di Cristo è la carne di Maria, o come potremmo dire noi oggi, i cromosomi di Cristo sono i cromosomi di Maria. Gesù nasce da Maria e non solo in Maria. Maria volgendosi verso Dio che si era rivolto verso di Lei nel suo Figlio Gesù ha dato un vólto umano a Dio. La fecondità di Maria è stata di ordine corporeo, ma soprattutto spirituale. Se meritò di essere la Madre del Salvatore ciò fu per le sue virtù, in particolare per la sua fede e la sua umiltà. La sua dichiarazione in risposta all'angelo che le propone la divina maternità e cioè: "non conosco uomo" non si deve intendere come rinuncia all'attesa di un Salvatore, ma come proposito di distaccarsi dalla disobbedienza di Eva. Maria aspettava il Messia nella maniera più viva possibile e per questo fu premiato con il compito di dare lei stessa vita umana all'autore divino della vita. La benedizione non è ancora beatitudine, ma è invocazione di bene verso Dio da parte un suo fedele e impegno da parte del destinatario quando Dio accoglie le richiesta. La maternità di Maria nel Natale fu gioia, ma sotto la croce divenne dolore. Lì la sua maternità si allargò a tutta l'umanità. In quanto creatura prediletta da Dio noi dobbiamo considerare Maria nostra sorella, ma in quanto Madre di Dio, noi possiamo vedere in Lei anche la Madre nostra. Tale ruolo le viene assegnato da Gesù stesso, quando in un supremo distacco Egli la chiama Donna: "Donna, ecco tuo figlio! Figlio, ecco tua madre!" Ogni maternità di donna è servizio alla vita e tanto più sarà completa quanto più da Eva, che fu la madre di tutti i viventi, essa raggiungerà il livello di Maria che è la Madre di tutti i redenti. La maternità comune è ambivalente: è desiderata ed evitata, è intessuta di desideri e di inquietudini, innervata di decisioni e di ripensamenti. Tutto ciò è comprensibile di fronte al processo della gestazione che farà nascere nel mondo un nuovo mondo, cioè un uomo con i suoi affetti e i suoi pensieri, la sua coscienza e la sua libertà. L'ambivalenza della maternità umana si risolve in Maria, che svela alla donna, ma anche a tutti che il valore profondo della maternità è generare Cristo nell'anima credente, secondo le parole di Gesù il quale una volta, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre". Potremmo dire che Gesù ha un solo Padre, quello nei cieli, ma molte madri, ogni anima credente, e Maria è la madre di tutte queste madri. È per la Chiesa nascente che Maria: "custodiva tutte queste cose (riguardanti il suo Figlio), meditandole nel suo cuore". Il compito di una madre non finisce al momento del parto e nemmeno allo svezzamento, o alla maggiore età del figlio, ma continua per tutta la vita perché consiste nel far nascere Cristo dentro il cuore, nel far trovare posto al Cristo nell'animo del figlio, ma anche tutti quelli che il Signore le mette davanti. Colei che è stata madre una volta lo resta per tutta la vita e anche chi non è stata madre biologica può e deve essere madre nel senso dell'accoglienza e della promozione della vita terrena e dell'accrescimento della vita divina data in dono a ciascun credente con il battesimo. Questa benedizione chiediamo oggi a Dio per la società e per tutta la Chiesa. La chiediamo attraverso l'intercessione della Vergine Maria, così giovane e così materna. |