Omelia (24-01-2003)
Paolo Curtaz
Commento Marco 3,13-19

Gesù passa la notte in preghiera, poi scende e ne crea dodici. Le finalità sono chiare: stare con lui, cioè fare esperienza di lui, per predicare il vangelo e per allontanare il Maligno. Tutto qui. Questa è la chiesa: la comunità di quelli che stanno con lui, che predicano il vangelo, che allontanano il Maligno. Non chiedete altro alla chiesa, non aspettatevi altro da lei. Ma la cosa straordinaria è quell'elenco su cui passiamo come se niente fosse. Quei dodici nomi scolpiti nella storia. Se non avessimo alle spalle duemila anni di catechismo sobbalzeremmo leggendo questo elenco! Dodici nomi che indicano dodici personalità opposte, inconciliabili. Gesù mette assieme pescatori e intellettuali, ultratradizionalisti come Giacomo e Zeloti, cioè terroristi, come Simone, ebrei ortodossi a pubblicani... Che sfida! Di più: Gesù ha pregato tutta la notte per avere con lui un uomo come Giuda. Si sarà sbagliato? Eppure sotto la croce tutti fuggiranno: Gesù forse vuole dirci qualcosa di nuovo, di eclatante. Vedete, amici, se questa è la prima comunità, il modello a cui ispirarci, abbiamo di che riflettere. La chiesa non raccoglie i primi della classe, i giusti, i perfetti. La chiesa non è un club di gente con gli stessi interessi cultural-religiosi. No. La chiesa è il popolo radunato dal Signore, così diversi eppure uniti dallo stesso Cristo. Guardate le nostre comunità quanto sono diverse. Quale altra situazione potrebbe radunarci? Se ci mettessimo a discutere di come deve vestire un prete ci scanneremmo. Se dovessimo metterci d'accordo per animare una Messa, idem. E invece siamo insieme, uniti dalla stessa fede, uniti dallo stesso Cristo. Questa è la chiesa: il popolo radunato dalla Parola che cammina verso la pienezza del Regno. Tutto il resto, amici, è coreografia. La chiesa non è il popolo dei perfetti, ma dei riconciliati.

Hai pregato tutta la notte, Signore, per scegliere quei dodici, così simili a noi nella nostra fragilità, perché nessuno pensasse alla Chiesa, al tuo sogno, come ad un club di bravi ragazzi, ma come ad un gruppo di persone che testimoniasse, malgrado la propria fragilità, di appartenere a te...