Omelia (03-02-2003)
Paolo Curtaz
Commento Marco 5,1-20

Dove arriva Gesù e il messaggio del Regno, il Maligno arretra: così ammalati, indemoniati, che molto spesso erano afflitti malattie allora sconosciute e temute come l'epilessia, vengono guariti: è il segno evidente del trionfo di Dio sulla tenebra; la guarigione dell'indemoniato nella regione dei Geraseni ci offre lo spunto per annotare una curiosa caratteristica di Marco. Evangelista diretto e sanguigno, come Pietro suo Maestro, Marco afferma che gli indemoniati si fanno del male: si percuotono con pietre, si gettano nel fuoco, dimorano nei cimiteri. Marco, insomma, ci dice che là dove c'è il demonio c'è autolesionismo, che il demonio porta a farci del male. Le scoperte che ci derivano dalle scienze del profondo confermano questa intuizione dopo duemila anni: la scarsa fiducia in sé, l'autolesionimo, la sfiducia in se stessi è uno dei granDi drammi di questo tempo nevrotico e depresso e – ahimè – conosco dei cristiani che confondono questo atteggiamento con l'umiltà. Dire: "non valgo a nulla, sono miserevole" non è umiltà ma depressione; l'umiltà, al contrario, parte dalla giusta percezione di sé, senza esaltazioni fasulle – altra caratteristica tipica del nostro tempo – ma apprezzando i doni che il Signore mette nel mio cuore, i talenti che devo riuscire a far fruttare. Alla luce del capolavoro che sono e che posso diventare, allora, potrò serenamente ammettere le mie fragilità, affidarle al Signore. Può accadere che alcuni tra noi soffrano di questa poca fiducia in se stessi a causa di un'infanzia poco efficace, o di esperienze affettive destabilizzanti: non temere, fratello che non ti ami, il Signore è in grado di liberarti dal demone autodistruttivo, egli è qui a dirti: "Tu vali e io, tuo Dio, ti amo di amore infinito"...

Liberaci dai demoni che ci spingono a farci del male, Signore, donaci la luce per scoprire la nostra profonda dignità!