Omelia (03-03-2011)
don Luciano Sanvito
Tenebre illuminanti

Il buio ci permette di riprendere l'origine della nostra natura: la NUDITA'.
Buio e nudo, ciascuno di noi riprende in se stesso la ricerca bramante della realtà essenziale alla vita: l'essenza del sé: quello che sono in realtà, che poi non è altro, rivestito dallo Spirito, quello che sono in Verità.

Tornare all'umiliazione originale, dove dal fango del vedere solo il fango, ognuno di noi è chiamato a vedere se stesso, e a rivedersi nelle mani di una Natura Superiore (chiamiamola col termine che più ci aggrada), che lo invita a ri-vedere le cose lasciandosi portare in alto, dal punto di vista più naturale che c'è: quello della risurrezione già in atto.

Dalla cecità della morte, alla vista della vita.
Esperienza di anni fa per il cieco di Gesù; esperienza riapparsa in me oggi, qui.

Riprendersi dalle tenebre che ci riportando al fango ogni giorno, è esperienza che il mondo ci propone e ci suggestiona; ma allo stesso tempo, questa è la base di lancio del proiettarsi - per dono e non per merito - nelle galassie morali della Risurrezione.
Ma non "una" Risurrezione, quella di uno che ha fatto ciò; ma "la" Risurrezione che mi coinvolge, che mi solleva e rialza le mie capacità ricreate da Colui che mi vede e che mi permette di rivedere tutto in me e attorno a me, per ripartire, per ricreare me stesso e le realtà in me e attorno a me, nell'ottica della vista - meglio ancora: della visione - dello Spirito.

Il cieco ha incontrato Gesù, e da Lui è stato guarito...
Io, oggi, posso incontrare di più: lo spirito di Gesù, la sua potenza viva che mi si unisce attraverso lo Spirito Santo, santificando la mia VISTA, cioè potenziandola con l'ottica del Regno e la visione di quello che apparentemente ora non vedo, ma che posso da ora anche ri-vedere: tornare a vedere.
LO "SPIRITO" DELLE TENEBRE NON E' MAI BUIO, MA E' SEMPRE UNA LUCE