Omelia (23-02-2011) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Chi non è contro di noi è per noi Due estremismi pericolosi inficiano spesso la nostra religiosità: alcuni la concepiscono come un cerchio chiuso, quasi inaccessibile e riservato a pochi fortunati, altri al contrario, facendo di ogni erba un fascio, arrivano a pensare e dire che tutte le religioni sono uguali, purché conducano all'unico Dio, cadendo così in un vero e proprio sincretismo. Non avevano, all'inizio, idee chiare neanche gli apostoli: essi si mettono sulla difensiva vedendo alcuni che scacciavano i demoni, me non erano del loro gruppo. C'è sempre il rischio di credere che certi privilegi siano monopoli di pochi e che non possano appartenere ad altri. Gesù detta un sano criterio di discernimento affermando: «Chi non è contro di noi è per noi». Vuole dirci che il bene vero può venire da chiunque con cuore retto e sincero lo cerca nell'unico Dio, che distribuisce i suoi doni con assoluta libertà e liberalità. Questo principio ci apre ad un sano ecumenismo, che, senza indurci a nessun compromesso con le verità della nostra fede, senza proporci di rinunciare a nessuna delle verità rivelate, ci sollecita a saper scorgere tutte le diverse fonti di bene, sparse anche dove non c'è la pienezza della verità e la certezza della rivelazione. Questa stessa visione ci illumina anche nelle nostre quotidiane relazioni interpersonali; impariamo a guardare il mondo e il nostro prossimo con rispetto e con sereno e motivato ottimismo. Impariamo ancora a non canalizzare dentro rivoli angusti le vie misteriose di Dio, che per la sua infinita grandezza, spaziano nella infinita sua libertà. Sono le miopie spirituali a degenerare in estremismi che vorrebbero coinvolgere il nome di Dio dentro le violenze e le vendette degli uomini. Questo è sacrilego! Un Pontefice santo e saggio, Giovanni XXIII; invitava noi cristiani a cercare tutto ciò che ci unisce senza evidenziare più di tanto ciò che ci divide. |