Omelia (13-02-2003)
Paolo Curtaz
Commento Marco 7,24-30

Un brano difficile, quello di oggi, che lascia sconcertati e che ha fatto fare salti mortali ai commentatori che volevano stemperare l'apparente brutta figura di Gesù. La domanda va posta: Gesù è un maleducato razzista? Attenti a leggere nel profondo questo brano. Proviamo a vedere la reazione della donna: si avvicina e chiede un miracolo. Gli importa davvero di Gesù? Professa la sua fede? No. Vuole un miracolo, e basta, alla donna non interessa chi sia Gesù, può essere un guaritore, un Harry Potter della situazione, non è discepola. E Gesù la provoca. Vorrei che qualche insegnante, qualche pedagogo, qualche psicologo approfondisse la tecnica di colloquio di Gesù che in certi momenti provoca, spinge, spezza, vuole il di più. Vedete come la tratta? Le dice: "Bella faccia che hai! Di me non ti importa, non mi riconosci come Maestro, vuoi solo un miracolo. Lascia che mi occupi prima di chi veramente crede in me!" Proprio come quando anche noi ci rivolgiamo a Dio solo nel momento del bisogno. Dio ci risponde: "Carino, l'amico: ti disinteressi di me e ora mi vieni a chiedere un favore? Bella faccia, complimenti!" Gesù è duro perché ama, provoca perché vuole davvero portare alla fede questa donna pagana. E noi, come avremmo reagito? Voi, non lo so. Io, da parte mia, me ne sarei andato via offeso: "Bel profeta!" Invece no, Gesù è riuscito nell'intento, la donna reagisce, si guarda dentro, analizza il suo atteggiamento, capisce. Dice: "Hai ragione, sono un cane, che faccia che ho! Hai ragione, Signore, ma dammi almeno le briciole". E il Signore sorride: ora la donna è pronta a credere, e l'esaudisce.

Non sempre, Signore il tuo silenzio è segno di disinteresse, non sempre, nella nostra vita, i momenti difficili significano che sei lontano, alle volte taci perché – come la donna del vangelo di oggi – ci guardiamo dentro e capiamo che ci rivolgiamo a te non come un amico e un padre, ma come un mago da convincere. Ma tu conosci di cosa abbiamo bisogno, e ci nutri col pane dei figli. Amen.