Omelia (14-02-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento 14 febbraio Anche se oggi fioccheranno i baci e le carezze, gli innamorati si rassegnino: san Valentino cede volentieri il passo a questi due giganti della fede, fratelli di sangue ed evangelizzatori dell'Est europeo: Cirillo e Metodio; se è bello pensare che un vescovo italiano perso nelle pieghe della storia sia diventato patrono degli innamorati - pare - per quel suo gesto tutto paterno di pagare la dote alle ragazze povere da maritare prima di primavera, è ancora più bello pensare che l'Europa si tenga unita grazie alla predicazione del vangelo. Popoli diversi, con storie diverse, si sono trovati uniti intorno allo stesso vangelo, pur con sensibilità diverse; e a questa unità da ritrovare fa riferimento la festa di oggi, per dire a voce chiara che l'Europa non può essere solo un progetto economico, per quanto efficace, ma un sogno costruito attorno all'uomo secondo i valori del vangelo che hanno permeato le scelte di quasi duemila anni di civiltà. Valori del vangelo che hanno dato origine alle dichiarazioni sui diritti dell'uomo (peraltro spesso negati dalla stessa Chiesa in continua conversione) e attorno ai quali davvero la nuova Europa può riunirsi. Affidiamo a questi santi, che hanno evangelizzato popoli lontani dal vangelo, con grande attenzione alla cultura e al rispetto delle culture - ancora oggi i popoli russi usano l'alfabeto inventato da Cirillo per tradurre la Bibbia - la costruzione della nostra Europa: possiamo riscoprire le radici comuni che hanno reso grande la nostra civiltà. Attraverso la predicazione di Cirillo e Metodio e la preghiera di Benedetto da Norcia, patroni d'Europa, il tuo vangelo ha raggiunto popoli diversi aprendoli al Regno; che il sogno di una nuova Europa unita, Signore, non scordi mai le radici che l'hanno resa grande civiltà. |