Omelia (08-03-2011)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ec-co, lo si vede bene da come sei ridotto!

Come vivere questa Parola?
"Beato l'uomo che teme il Signore", cioè nutre verso di lui l'amore reverenziale del figlio verso il padre di cui riconosce la bontà anche in quanto gli chiede. Per questo i suoi comandi non risultano gravosi, ma amabili e sorgente di gioia. Con questo versetto si apre il salmo che, nella liturgia odierna, segue la lettura del brano tratto dal libro di Tobia, l'uomo giusto che, sebbene duramente provato nella sua fedeltà, non si ribella né abbandona la via di giustizia che ha intrapreso. C'è chi lo deride, mentre la moglie lo insulta, chiamando in causa proprio la sua generosa dedizione.
È l'atteggiamento di chi legge la storia con la categoria del premio e del castigo e quindi resta scandalizzato di fronte all'imprevedibile modo di agire di Dio. Se è giusto - si dice - perché si comporta così? Se è buono perché permette certe cose? Come coniugare insieme la sua onnipotenza, bontà e giustizia con queste realtà? Forse non esiste o si disinteressa dell'uomo. Tanto vale guardarsi le spalle da soli e fare i furbi. Come tutti d'altronde!
Il problema è che Dio non è un'agenzia di assicurazioni contro gli infortuni della vita. La via del dono che ci addita non è per camminare tranquilli ma per raggiungere la perfetta statura di Cristo - per esprimerci con una frase paolina - cioè per realizzarci in pienezza quali suoi figli. E questo non può essere che motivo di gioia, anche quando c'è da pagare di persona.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò a considerare il mio atteggiamento nei riguardi di Dio per liberarlo da possibili proiezioni di mie attese personali.

Sostieni la mia fede, Signore, perché nella prova non venga meno e nella prosperità non confonda la tua vera immagine con quella che io mi sono fatto di te.

La voce di un dottore della Chiesa
Devi dire con gli apostoli: Signore, aumenta la nostra fede (Lc 17,5), perché qualcosa di questa fede ti appartiene, ma quello che tu per mezzo di essa ricevi dal Signore, è immenso.
Cirillo di Gerusalemme