Omelia (19-02-2003)
Paolo Curtaz
Commento Marco 8,22-26

Non sempre la conversione avviene in maniera immediata; talora, sembra suggerirci il cieco di oggi, le cose avvengono progressivamente, come per il cieco della parabola. E' il Signore a condurlo fuori dal villaggio, per mano, per stare insieme, loro due soli, fuori dalla confusione della folla. La guarigione avviene progressivamente, il riacquistare la vista interiore, lo sguardo della fede, può non essere una cosa immediata: l'uomo confonde ancora le persone con gli alberi! Vero: mi è già successo di incontrare persone che hanno conosciuto il Signore, magari sull'onda di una forte esperienza di vita: un ritiro, un movimento, un pellegrinaggio e di sentirsi, in tutta umiltà, cambiati ma – ahimé – senza quella raffinatezza interiore che permetta loro di vedere chiaramente a distanza ogni cosa. Così, magari, non tutte le cose sono chiare, l'interpretazione della parola avviene in maniera approssimata e un po' magica, si rischia di dimenticare la delicatezza e la diplomazia diventando un po' troppo insistenti nell'annuncio. Una cosa è certa: nel vangelo di oggi ci viene detto che tutta la vita ci è necessaria per conoscere il Signore Gesù, che tutta la vita ci è necessaria per ricevere luce a sufficienza per annunciarlo là dove siamo. Con pazienza, allora, che sia il Signore a illuminare il nostro sguardo!

Dona vista ai nostri occhi, Signore, e donaci l'umiltà per capire che non abbiamo ancora sufficiente luce per vedere come tu vedi, Dio benedetto nei secoli!