Omelia (11-03-2011)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
[Il digiuno che voglio] non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora.

Come vivere questa Parola?
Oggi è il profeta Isaia a introdurci più profondamente nel cammino quaresimale, un cammino che prevede il digiuno, cioè l'autodelimitazione dei propri bisogni anche legittimi, ma mette in guardia da una pratica che si riducesse al solo aspetto esteriore.
Porre un freno alle proprie pulsioni e bisogni imponendosi digiuni mirati, cioè scelti in relazione a quanto riconosciamo che in noi va ridimensionato, sfrondato, potato, è indispensabile quanto gli argini che delimitano il corso del fiume le cui acque, normalmente benefiche e fecondatrici, possono, per improvvise piene, provocare anche dannose inondazioni.
Ma attenzione! Non è l'argine che conta, bensì il bene comune che si vuole garantire. Fuori dell'immagine: non è sul digiuno in sé che si deve puntare ma sull'attenzione al fratello verso cui devono essere convogliati quei beni materiali e spirituali che ci sono stati donati proprio in vista della condivisione e quindi dell'incremento della comunione.
Cuore della quaresima è allora la virtù regina della carità: vero ponte capace di unirci a Dio e ai fratelli.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi chiederò quale sia l'argine che devo erigere per controllare la piena dei miei moti e delle mie passioni così che tutto il mio essere sia posto al servizio dei fratelli.

La voce di un grande
In tutta umiltà mi sforzerò di essere buono, amante del vero, onesto e puro; [...] di cercare di veder sempre del bene nel mio prossimo [...] e di essere un fratello per tutti i miei fratelli.
Gandhi